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Il piano "manettaro" di Davigo: "In Italia pochi vanno in galera"

Scoppia la bufera per le parole del membro del Csm. Ira di FI: "I suoi colleghi dovrebbero chiedergli le dimissioni"

Il piano "manettaro" di Davigo: "In Italia pochi vanno in galera"

Piercamillo Davigo finisce nella bufera. Il membro del Csm alza il tiro e di fatto su La Stampa spiega la sua "idea" di Giustizia agitando ancora una volta le manette. Davigo afferma che i risarcimenti per ingiusta detenzione vanno a colpevoli "che l'hanno fatta franca. In Italia in galera ci vanno in pochi e ci stanno poco. Crescono solo gli arresti in flagranza di reato e quelli per terrorismo e mafia".

Insomma per l'ex pm di Mani Pulite servono più arresti. E così Davigo mette nel mirino pure l'Anac che definisce "inutile" e suggerisce la sua "ricetta": "Non serve a niente. I piani anti-corruzione sono per lo più copiati, talvolta non cambiano nemmeno il nome sul frontespizio. Una vergogna". E ancora: "Bisogna mandare un ufficiale di polizia giudiziaria sotto copertura a partecipare alla gara. Quando gli propongono un accordo tira fuori le manette e li arresta". Alle parole di Davigo risponde Forza Italia con Giorgio Mulè: "Davigo, ancora una volta, rivela la sua natura impregnata del più bieco giustizialismo: saperlo componente dell'organo di autogoverno dei magistrati è terrorizzante per chiunque e, dopo le parole odierne, i suoi stessi colleghi dovrebbero condannarlo (verbo assai caro a Davigo) chiedendogli di dimettersi per restituire una parvenza di indipendenza e dignità alla carica che ricopre. Non succederà".

Duro l'attacco anche da parte dell'Unione delle Camere Penali Italiane che con il presidente Giandomenico Caiazza smonta il piano-Davigo: "Da penalista penso che Davigo stia perdendo il senso della misura delle cose: le carceri sono sovraffollate oltre ogni limite di tollerabilità, l'abuso della custodia cautelare è un dato confermato statisticamente dal numero delle assoluzioni già in primo grado. Diciamo no a uno schema della giustizia penale inquisitorio, no a uno Stato di polizia in cui la verità è solo quella ricostruita dall'inquisitore mentre tutta la verifica dibattimentale sull'attendibilità delle prove raccolte allontana dalla verità".

Insomma le parole del membro del Casm hanno scatenato una vera e propria bufera sul tema della Giustizia.

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