Politica

Di Pietro confessa: "Come politico sono stato un disastro"

Tonino si auto condanna: "Da leader, mi sono comportato come un Casini o un D’Alema"

Di Pietro confessa: "Come politico sono stato un disastro"

Una bocciatura piena. Almeno a livello politico. "Mi sono sempre reinventato: operaio, poliziotto, magistrato, leader politico, ministro. Però, adesso lo ammetto: a 64 anni, il futuro è un’ipotesi…". In una intervista al Giorno, Antonio Di Pietro finalmente getta la maschera e ammette di aver fallito. Almeno per quanto riguarda la sua esperienza in politica. Italia dei Valori, il governo con Prodi, le coccole con la sinistra

Sono passati vent'anni dalle dimissioni da magistrato. Allora si sentiva la star assoluta di Manipulite. Sulla scia del tintinnare di manette appese la toga al chiodo per buttarsi in parlamento. "Ma io - racconta oggi - non ho nostalgia di quel periodo, della popolarità estrema. Pensi che ho preso la laurea in giurisprudenza perché mi piacevano le ragazze e l’università era il luogo ideale per incontrarne tante". Ha sempre avuto nostalgia di Montenero di Bisaccia, dove è tornato a "fare il contadino". Eppure proprio quella vita bucolica gli è costata cara. Tutto è partito con l'intervista a Report. Da lì è arrivata la fine della sua carriera politica. "Mi sono suicidato con quell’intervista - ammette - farmi passare per un proprietario di chissà quanti immobili! Comunque ho sbagliato io, dovevo pretendere la diretta tv... Mo' ne parliamo al processo, visto che ho fatto causa. Ma lo sa che solo di risarcimenti per le bugie che mi hanno versato addosso in vent’anni ho incassato circa due milioni di euro? anche se la soddisfazione economica non compensa le amarezze".

"In politica sono stato un disastro, lo confesso". E continua: "Da leader, mi sono comportato come un Casini o un D’Alema. Alla fine mi interessavano solo i voti, il quorum da far scattare". E racconta di Antonio Razzi: "Sa come nasce Razzi deputato? Faccio un comizio a Basilea per l’Italia dei Valori, vedo uno dai capelli bianchi in prima fila e dico: lei, come si chiama, perché non si candida? Quello si alza e dice: beh, se me lo chiede… Era Razzi. Invitai la platea a votarlo, prendemmo il deputato nella circoscrizione europea, lui ebbe le preferenze dei presenti e buonanotte".

Poi la stoccata finale: "A me m'ha fregato Giorgio Napolitano, avesse sciolto le Camere a fine 2011, invece di inventarsi Monti, oggi Bersani sarebbe premier e magari io ministro".

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