Economia

Il Pil mette il turbo ma siamo ancora gli ultimi in Europa

Istat: in primavera crescita più alta dal 2011 Nomisma: il gap con la Ue sta aumentando

Il Pil mette il turbo ma siamo ancora gli ultimi in Europa

Roma - Una ripresa con il freno a mano, lungo dei binari che ci allontanano sempre più dall'Europa. L'Istat ieri ha aggiornato le stime sulla crescita del Pil. Percentuali da record in un certo senso e proprio per questo festeggiate da governo e maggioranza come un successo.

La crescita del Pil nel secondo trimestre dell'anno è stata dello 0,4% rispetto al trimestre. Rispetto allo stesso periodo del 2016 c'è stato un balzo dell'1,5%. La variazione acquisita per il 2017 è pari a +1,2%. Manca poco, quindi, a raggiungere il traguardo dell'1,5%. È l'aumento più consistente dal 2011, trainato da industria e servizi, con un contributo consistente della domanda interna.

Peccato che la distanza con il resto dell'Europa resti marcata. L'aumento è il più basso dell'Eurozona dove il Pil segna in media un +0,6% rispetto al trimestre precedente e +2,2% su base annua (nella Ue, +0,6% e +2,3%).

La distanza con il resto dei paesi europei non accenna a diminuire. Spiega Andrea Goldstein, capo economista di Nomisma: «Altrove il Pil corre a ritmi ben più sostenuti e il gap tra l'Italia e i principali partner commerciali e finanziari si amplia quasi inesorabilmente ad ogni trimestre». Meglio di noi, Germania e Francia, per non parlare della Spagna. «Prima o poi» la Bce di Mario Draghi «dovrà cominciare a stringere i cordoni della borsa dell'Eurotower e l'Italia rimarrà l'unico paese del G20 con un Pil inferiore al livello pre-crisi», pronostica l'economista di Nomisma.

Uno scenario che non preoccupa il governo. Ieri il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha sottolineato come il decimo trimestre con il segno più dopo il lungo periodo di recessione sia un risultato della strategia del «sentiero stretto». Cioè delle politiche per la crescita compatibili posti dalla Commissione europea. Da un lato «riduzione delle tasse, incentivi agli investimenti privati, misure sociali per il contrasto alla povertà e alla disuguaglianza», dall'altro «gestione oculata del bilancio allo scopo di migliorare i saldi di finanza pubblica, così da stabilizzare la relazione tra debito e Pil e rimuovere cause di preoccupazione ed instabilità nei mercati, che potrebbero fare aumentare i tassi e quindi sottrarre risorse alla ripresa».

I dati sono in parte positivi per il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta, ma sono il risultato di «una situazione in cui tutta l'economia globale cresce». L'Italia ne beneficia «non certo per azione di governo. Rimaniamo in coda tra i paesi nostri concorrenti. Peggio di noi solo Portogallo».

Il rischio ora è che «si annunci una manovra molto di spesa e che lasci ai prossimi governi l'onere dell'aggiustamento». Sulla stessa linea Deborah Bergamini, responsabile comunicazione di Forza Italia. «Top dal 2011? Magari. L'unica cosa al top dal 2011, purtroppo, è la povertà».

Se a fine anno dovessimo arrivare all'1,5%, osserva Lucio Malan, esponente azzurro e questore del Senato, «saremmo ancora a meno1,7% rispetto a quando, nel novembre 2011, una congiura di palazzo mandò via l'ultimo governo» di Silvio Berlusconi. «Nel trionfale 2017 la ricchezza degli italiani sarà 27 miliardi inferiore al 2011.

Nel frattempo si sono persi 700 mila posti di lavoro e il debito pubblico è aumentato di 367 miliardi».

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