Politica

Pizzarotti prosciolto: «Ora l'M5s mi riaccolga»

Il sindaco di Parma era stato sospeso perché aveva nascosto l'avviso di garanzia ai big

di Lucia Galli

Ed ora sono tutti «grilli» di Grillo. Federico Pizzarotti è stato prosciolto dall'accusa di abuso d'ufficio; l'indagine sulle nomine ai vertici del teatro Regio è stata archiviata e quella sospensione da M5S, che pende sul capo del sindaco di Parma da più di 100 giorni, rischia di trasformarsi in un boomerang per l'intero Movimento. Questa «assoluzione» è, infatti, semmai una condanna. Sì, ma per Beppe Grillo che non può ulteriormente rimandare una riabilitazione del grillino più dissidente di Parma. Pena? Perderci la faccia, elettori e il primo capoluogo nella storia ad aver creduto nel verbo pentastellato. Contrappasso? Pizzarotti martire della non trasparenza grillina. Più che una tragedia, una commedia, pure senza stelle. Si perché, il sindaco fu sospeso lo scorso maggio, non tanto per l'indagine della Magistratura, ma per aver taciuto per tre mesi sull'avviso di garanzia. In realtà, all'epoca non si rinvenne né uno statuto né uno straccio di «magna charta» che prevedesse un tal trattamento per un primo cittadino che, per altro, non era nemmeno il primo ad essersi beccato un avviso di garanzia, dimenticandosi di farlo presente. Livorno (sindaco indagato, mai sospeso), Quarto (Comune indagato, sindaca si dimette, mai sospesa), Pomezia (sindaco indagato, attende archiviazione prima di comunicarlo, mai sospeso): tutti casi simili per sostanza, diversi per trattamento. Per non dire di Roma e del silenzio di Virginia Raggi sull'ormai ex assessore Paola Muraro, iscritta nel registro degli indagati nelle stesse ore in cui Raggi e grilli romani puntavano il dito su Pizzarotti. Ora, venendo meno perfino l'indagine, anche i vetri su cui arrampicarsi sono troppi viscidi. Una seconda, complessa, indagine sull'alluvione del 2014 lo vede fra i molti indagati, ma senza avviso di garanzia. Così Pizzarotti ieri era raggiante come sposo a settembre, «Mi tolgo molti sassolini dalle scarpe». Ha attaccato i «leoni da tastiera», in primis il senatore Pd Giorgio Pagliari da cui l'indagine ebbe inizio. Siamo alle metafore: del resto nelle ultime settimane re Federico le aveva provate tutte. Via twitter sentenziava che «sulla rive del fiume sono molti i cadaveri a passare». Poi, forte dell'autosospensione solidale di 11 consiglieri comunali, aveva nuovamente richiesto a Grillo di pronunciarsi sul suo caso. Il messaggio di Pizzarotti è chiarissimo: «Ora vogliamo piena riabilitazione». Due le condizioni. La prima: che il direttorio o quel che ne resta, vengano a Parma come si va a Canossa. La seconda: che l'ex reo Pizzarotti non sia più isolato dal Movimento. Lui, intanto, guarda al 2017 e alle elezioni: alcuni giorni fa aveva ammesso il suo pensiero: «Ricandidarsi con una lista Civica».

Ora potrà scegliere se solo o mal accompagnato di nuovo da Grillo.

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