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Plein nella Grande Mela E lo show è sontuoso

Un ex galeotto come modello e Madonna in prima fila. Trionfo di pellicce e scenografie

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New York Venti statue della Libertà, il sosia di Elvis Presley e un cow boy in mutande accolgono gli invitati sulla scalinata della New York Public Library sulla cui facciata viene proiettata la bandiera a stelle e strisce. Dentro è un delirio perché per la sua prima sfilata newyorkese Philipp Plein ha davvero fatto le cose in grande. Tanto per dare un'idea tra gli ospiti ci sono personaggi come Madonna il cui oceanico ritardo fa cominciare lo show un'ora e venti dopo l'orario previsto, Tiffany Trump circondata da agenti della Cia, Paris e Nikki Hilton amiche di vecchia data del giovane stilista-imprenditore tedesco. Lui è fuori di sé dalla gioia è ne ha ben donde: quanti riescono a fare simili cose prima dei fatidici 40 anni? Lo show inizia con una performance del rapper Nasty Nas mentre lo show si svolge su musica eseguita dal vivo da The Kills, il miglior gruppo Indie Rock del momento. Madonna sfoggia un sontuoso capo rosso e nero della nuova collezione che le sta benissimo: una diva resta tale anche con quasi 60 primavere sulle spalle. Apre lo show Jeremy Meeks, noto alle cronache come il detenuto più bello del mondo da quando la sua foto, postata dalla polizia di Los Angeles dopo l'arresto per traffico d'armi, ha fatto innamorare legioni di persone. Occhi azzurri da svenimento e fisico bestiale, il galeotto-modello è perfetto per interpretare lo stile di Plein stavolta dedicato a quel che in America chiamano «il re del quartiere», ovvero quei tipi, uomini e donne, con tanti soldi da spendere e nessuna propensione al minimalismo che s'incontrano nelle diverse zone di New York: dal Bronx a Chelsea, dai Queens all'Upper East Side. Qui di sicuro nessuno applaudirà le sontuose pellicce di visone nero a rose bianche, rosse e verdi, gli stivali in cincilla oppure i giganteschi piumini-scultura, ma i rapper miliardari e le loro scenografiche fidanzate si vestono esattamente così, tanto vale farsene una ragione. Insomma Philipp Plein intercetta i gusti di un pubblico ben preciso, lo fa con cognizione di causa e lavora come un matto con 38 eccellenze produttive del made in Italy. Cosa gli si può chiedere di più? Anche Jack Mc Collough e Lazaro Hernandez che insieme disegnano Proenza Schouler hanno costruito dal nulla un marchio di grande e meritato successo. La loro ultima sfilata newyorkese è una magnifica storia di forme scultoree e incroci magici che determinano la linea stessa dei modelli. Tutto è asimmetrico e magistralmente colorato: dal nero alle tinte forti in color block dei sublimi abiti da sera. Desiderabili oltre ogni dire i bracciali scultura. Dal prossimo settembre Proenza sfila a Parigi dove verrà presentato il profumo prodotto da L'Oreal. Tory Burch comincia dal tutto bianco, passa dalle classiche fantasie a quadri al blu di mezzanotte e infine sfiora con la grazia che le è propria sia i classici motivi dei caftani sia le ballerine di Degas nelle opere conservate alla Barnes Foundation di Filadelfia. La collezione è infatti ispirata dal film di George Cukor The Philadelphia Story. Irresistibili gli accessori dalle scarpe con fibbia a catena alle collane con grosso ciondolo. Davvero bello lo show al quadrato di Laura Kim e Fernando Garcia che han fatto sfilare sulla stessa passerella prima la collezione del loro marchio, Monse, poi quella disegnata per Oscar De La Renta. L'idea del «paghi uno porti via due» applicata alla moda poteva produrre disastri. Invece i due designer hanno le idee chiare e per Monse fanno sfilare 32 variazioni sul tema dell'eleganza dei moschettieri, mentre per il marchio creato dal designer colombiano che ha vestito tutte le first lady da Jackie a Michelle offrono 49 capi riassuntivi dello stile da Upper East Side colpito dal vento della modernità.

Zadi & Voltaire in controtendenza con il resto del mondo lascia Parigi per sfilare a New York e festeggia i 20 anni del brand con una collezione carina. La domanda però è: cui prodest?

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