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Il pm non crede alle attrici: "Archiviazione per Brizzi"

Due denunce per molestie sessuali contro il regista giunte troppo tardi. Nessun riscontro per la terza

Il pm non crede alle attrici: "Archiviazione per Brizzi"

L'ultimo film «Poveri ma ricchissimi» a Natale era uscito senza il suo nome. Il nome di Fausto Brizzi, invece, a novembre era rimbalzato sulle pagine di tutti i giornali, dopo la denuncia di tre attrici, che lo avevano accusato di molestie. Il regista era stato «crocifisso», messo alla gogna mediatica, massacrato dall'opinione pubblica ancora prima di essere condannato dalla giustizia.

E ieri, dopo mesi difficili per lui, la Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione perché «il fatto non sussiste». Brizzi lo scorso aprile era stato interrogato dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal pm Pantaleo Polifemo, dopo che a piazzale Clodio erano arrivate le tre querele. Ma soltanto una era utilizzabile, perché le altre due erano state presentate fuori tempo massimo, cioè dopo sei mesi dai fatti denunciati.

Il caso era esploso attraverso la trasmissione «Le Iene», sull'onda della vicenda del produttore Harvey Weinstein, accusato a Hollywood di molestie sessuali da attrici che hanno dato vita al movimento #MeToo, contro le violenze tentate o riuscite nel mondo del cinema.

Dieci ragazze, ai microfoni della trasmissione in onda su Italia 1, giuravano di essere state costrette da Brizzi a rapporti sessuali, dopo provini svolti nella sua abitazione tra il 2014 e il 2017. Tre di queste avevano poi sporto denuncia.

Il 1° novembre Brizzi aveva rilasciato la prima dichiarazione ufficiale. «Ho appreso con grande sconcerto dagli articoli apparsi sulle pagine di alcuni quotidiani dell'esistenza di ipotetiche segnalazioni di molestie fatte da persone di cui non viene precisata l'identità - scriveva -. Posso solo affermare, con serenità e sin da ora, che mai e poi mai nella mia vita ho avuto rapporti non consenzienti o condivisi. Per questo, escludo categoricamente di aver conferito mandato legale per trattare il risarcimento del danno in favore di presunte vittime».

«Procederò, pertanto, in ogni opportuna sede nei confronti di chiunque abbia affermato e affermi il contrario - sottolineava ancora -. In via precauzionale, e per evitare strumentalizzazioni, ho sospeso tutte le mie attività lavorative ed imprenditoriali. Chiedo a tutti il massimo rispetto della privacy della mia famiglia e, in particolare, di mia moglie».

In seguito al clamore mediatico la Warner decideva però di escludere Brizzi dalla promozione del film di Natale in uscita nelle sale. La moglie Claudia Zanella, invece, lo difendeva in una lettera nella quale, senza voler screditare le attrici e quante trovano il coraggio di non sottostare agli abusi, faceva sapere di non identificare il marito con la persona descritta, che sollecita a rapporti non consenzienti.

Ma le pesanti accuse avevano costretto Brizzi a cedere le quote che deteneva nella società di produzione cinematografica Wildside. Anche la Warner Bros prendeva le distanze, manifestando l'intenzione di non lavorare più con lui in futuro.

A febbraio il legale del regista, l'avvocato Antonio Marino, ribadiva che il suo assistito non aveva mai avuto nella vita rapporti non fossero consenzienti.

E ieri, per scaramanzia o strategia, ha scelto di non commentare la notizia di archiviazione chiesta dalla Procura, che in nessun caso ha riscontrato elementi di natura penale.

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