Cronache

Un po' film e un po' partita. La messa spiegata ai ragazzi

Un sacerdote racconta come trasformare un rito antico in un'avventura appassionante: "Anche il calcio aiuta"

Un po' film e un po' partita. La messa spiegata ai ragazzi

La Messa è come un film, pieno di colpi di scena. «Messa» giù così, questa è la classica frase da dire a un bambino per convincerlo a entrare in Chiesa. Non basta? Il piano B si chiama La Messa spiegata ai ragazzi, scritto da padre Giovanni Zaccaria (Ares edizioni). Una lettura che non farebbe male anche a qualche adulto. Chissà quante volte durante la Messa ognuno di noi ha avvertito un senso di smarrimento, di lontananza, diciamo pure di noia, della serie «che ci faccio qui?». Beh, lo pensano anche i preti: «La liturgia eucaristica sembra una faccenda noiosa, alla quale bisogna assistere per il fatto di essere cristiani e della quale si farebbe (e si fa) volentieri a meno». Parole sante. Non è solo colpa dell'omelia, che pure - sul Giornale l'abbiamo già scritto - serve a capire davvero il messaggio contenuto nelle Sacre scritture. Che non sempre è facile, a la carte, anzi è complesso, a volte persino controintuitivo. «Non c'è dubbio che molte delle nostre omelie non siano all'altezza della situazione», ammette padre Giovanni, e non si può sempre «sperare che lo Spirito Santo illumini la mente del sacerdote perché dica delle cose giuste e belle, ma l'omelia serve a spezzare il pane, non a farlo». Le Scritture sono belle in sé, e se il «traduttore» non è capace di spiegarle per mille motivi, questo non può togliere niente alla Parola di Dio.

L'invito di padre Zaccaria è di gustarsi ogni momento della Messa. Come? Beh, per esempio vivere l'arrivo in Chiesa come una convocazione da parte dello Spirito Santo. Una metafora che qualsiasi bambino capisce benissimo, da vivere con lo stesso entusiasmo con cui i calciatori vivono la convocazione per una partita. D'altronde la parola chiesa deriva dal greco ekklesía, dal verbo kaléo («chiamare») con il prefisso ek-, che significa «da» o «fuori». Solo che la partita da giocare è stata già giocata, ed è la vita, la morte e la resurrezione di Gesù. Che, come in un film, viene trasmessa per highlights durante tutta la messa. «Quando celebriamo una Messa succede qualcosa di davvero grande - spiega padre Zaccaria - quello che viene annunciato nel Vangelo diventa realtà sull'altare. È lo strumento che Dio ha inventato per metterci alla presenza di Gesù, davanti al suo farsi uomo, al suo morire sulla Croce e al suo risorgere dai morti». Nel libro Zaccaria insegna a riconosce i segni e spiega come apprezzare momenti in cui è difficile restare concentrati come l'attesa durante l'Offertorio, le letture, il Salmo responsoriale. O in quelli più «dolorosi» come l'attimo in cui il sacerdote dice: «Miste ro della fede», ci si alza in piedi dopo essere stati in ginocchio e, inevitabilmente, ci si rilassa e ci si distrae.

Perché è vero, la Messa è come un film. Che racconta una specie passeggiata con Gesù. «È come quando sulla strada per Emmaus due cristiani delusi per la morte di Gesù, Cleopa e il suo amico incontrano un forestiero - dice don Giovanni - È lo stesso Gesù, appena risorto dai morti, che si intromette nei loro discorsi, perde tempo a fare 10 km spiegando loro le Scritture per poi manifestarsi allo spezzare del pane». Ecco il segreto: «Quello che Gesù ha fatto sulla strada per Emmaus si ripete ogni domenica nelle nostre chiese. Abbiamo solo bisogno di vederlo con occhi nuovi».

Tutti a Messa, dunque, grandi e piccoli, «a imparare una lingua con cui dire quel che abbiamo dentro di noi», a guardare le cose con la giusta luce. Perché non esiste il buio, quello che noi chiamiamo buio è «solo» l'assenza di luce, così come il freddo è solo l'assenza di calore. Dio è la luce.

Prima di entrare a Messa provate a chiedere a un bambino: «Riesci a immaginarti una vita passata al buio?».

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