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Pochi aumenti, tanti tagli: così cambiano le pensioni in manovra

Le rivalutazioni arrivano al massimo all'1,1% per le minime. Mentre la sforbiciata sugli assegni più alti toccano il 30%

Pochi aumenti, tanti tagli: così cambiano le pensioni in manovra

Aumenti dell'1,1% per gli assegni più bassi e tagli fino al 30% a quelle molto alte. Così la "nuova" manovra cambia le pensioni.

Come racconta oggi ilMessaggero, infatti, chi oggi prende fino circa 1500 lordi ogni mese arriverà a prendere tra i 5 e i 16 euro in più - lordi - al mese. Aumenti che via via scendono in percentuale fino allo 0,55% in più (27,5 euro) per chi ha un assegno fino a 5mila euro lordi al mese.

A far salire le pensioni più basse è l'incremento dell'inflazione. Che per il 2018 è stata indicata provvisoriamente all'1,1%. Il governo ha però deciso di applicare la perequazione non nella stessa misura per tutti. Bisogna ricordare, inoltre che le rivalutazioni vengono calcolate sull'importo lordo - a cui vengono detratte pure le tasse -, facendo scendere così a pochi spiccioli gli aumenti.

A fronte di una rivalutazione minima, però, i tagli per i prossimi cinque anni sono ben più pesanti e applicati a scaglioni. Non saranno toccate le pensioni fino a 100mila euro annui (circa 4600 euro netti al mese). Fino a 130mila è prevista invece una decurtazione del 10%. Che sale al 20% per gli assegni fino a 200mila, al 25% fino a 350mila, al 30% fino a 500mila e al 40% oltre il mezzo milione.

Questo significa che in realtà chi percepisce sopra i 150mila euro lordi ogni anno (poco più di 11mila lordi al mese) vedrà tagliata la propria pensione del 4,7% (7mila euro lordi ogni anno), dal momento che verrà applicata la percentuale del 10% sull'importo tra i 100mila e i 130mila e quella del 20% sulla restante porzione. Anche in questo caso, quindi, i tagli saranno crescenti in percentuale, fino ad arrivare al 30% in meno (quasi 300mila euro lordi ogni anno) per chi prende più di un milione di euro l'anno.

Le decurtazioni - fortunatamente per chi lo subisce - incideranno meno sull'importo netto per effetto del minor prelievo fiscale complessivo. Ma comunque sul contributo di solidarietà in manovra pesa una decisione della Corte Costituzionale.

A cui sicuramente ricorrerranno i cosiddetti "pensionati d'oro" e che già in passato aveva bocciato provvedimenti simili se non "temporanei e motivati".

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