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Pochi slogan e conti in ordine dove Forza Italia funziona

A Perugia, il sindaco Romizi ha espugnato il feudo rosso e il suo modello è vincente Parla con tutti, anche con i sindacati: così ha conquistato consensi pure a sinistra

Pochi slogan e conti in ordine dove Forza Italia funziona

«Oggi c'è Andrea Romizi, ma la prossima volta vinciamo noi, la destra a Perugia è solo una parentesi». Un militante del Pd sorseggia un cappuccino al bancone della pasticceria Sandri, storico locale umbro-svizzero, diventato simbolo della resistenza al degrado della città. Sogna una rivincita, ma poi confessa di crederci poco.

Perché a quattro mesi dalla vittoria del centrodestra i perugini hanno ancora il cuore a sinistra, ma nessuno rimpiange «quelli che c'erano prima», la classe dirigente che ha governato la città per 68 anni trasformando una delle principali aree industriali del centro Italia in un deserto economico sorretto da pubblico impiego e pensioni di invalidità; l'isola felice dove la buona borghesia meridionale mandava a studiare i figli, in una capitale dello spaccio, meta della peggiore immigrazione.

Il sindaco di Forza Italia, il primo non di centrosinistra dal dopoguerra, convince anche chi non l'ha votato. E non perché Andrea Romizi, avvocato 35enne, abbia puntato sull'immagine. Quello che sta emergendo a Perugia, non è un politico alla Renzi. Pochi palchi, molte uscite per strada, slogan con il contagocce, quasi assente dai social media nonostante sia un quasi-nativo digitale come il premier fiorentino.

Le differenze sono ancora più rilevanti se si puntano i riflettori sullo stile di governo di questi primi mesi: porte di Palazzo Priori (la sede del Comune) aperte a tutti. Coinvolgimento di sindacati e associazioni di categoria nella rinascita della città. Agli antipodi rispetto al leader della sinistra, nemico della concertazione. Profilo basso che - almeno a Perugia - piace. I suoi trasferimenti da casa all'ufficio sono gimkane da 20-30 minuti su un percorso che ne richiederebbe cinque.

L'attenzione ai conti del suo ente è quasi maniacale. Tanto per intenderci, spiega un collaboratore, non avrebbe mai puntato su una cosa come il bonus da 80 euro. Non prima di essere sicuro delle coperture.

Giovane promessa di Forza Italia del capoluogo umbro, è emerso in una tornata elettorale disastrosa per la sua parte politica nel giugno scorso ed è stato subito proiettato nella scena nazionale come uno dei possibili protagonisti della rinascita del centrodestra.

Peccato che, subito dopo la vittoria, sia praticamente scomparso. «Al comune abbiamo trovato una situazione molto complessa. Mi sono candidato a sindaco e questa è l'occupazione che al momento mi impegna a tempo pieno. Ma capisco che in Italia non sia così normale».

Molti fecero il paragone con Renzi, ma se Romizi ha una strategia nazionale - e a Perugia molti sono convinti di sì - non è emulare l'ex sindaco di Firenze. Rottamare il centrodestra? «Dire “tutti a casa” non serve, bisogna dare una possibilità a chi già lavora per Forza Italia nelle seconde, terze e quarte file». Emulare il premier oppure differenziarsi? «Meglio essere coerenti con la propria storia e diventare interpreti credibili degli italiani nelle istituzioni».

Per quanto riguarda il suo partito, la posizione di Romizi sembra molto quella di Berlusconi. «Capisco le ragioni del presidente, bisogna mettere alla prova nuove figure, ma bisogna anche ritrovare sintonia, gioia di stare insieme». Riprendere in mano «quella visone rivoluzionaria e di rottura» della prima Forza Italia. Poi «pazienza, sacrifici e impegno. Il centrodestra non si riattiva con uno schiocco di dita. È faticoso, ma vale la pena farlo».

Lo stile politico che Romizi ha scelto sembra seguire lo schema classico dei leader politici dei sistemi bipolari anglosassoni. I mesi di luna di miele si sfruttano per prendere decisioni necessarie e dolorose (ancora una volta il contrario di quanto ha fatto Renzi), poi si fanno progetti per il futuro.

A Perugia ha iniziato da una manovra da 9,5 milioni per uno squilibrio di parte corrente lasciato dalla precedente amministrazione. Tagli, ma non ai servizi, assicura. Molte rinegoziazioni di convenzioni con soggetti esterni al comune e risparmi, come la rinuncia al tradizionale concerto di San Lorenzo in piazza IV novembre. Mettere i conti a posto per poi iniziare a tagliare le tasse locali. Infine l'ordine pubblico, vero neo di Perugia. La criminalità si combatte con una presenza delle forze dell'ordine più consistente e appoggiando iniziative come le «Cene anti spaccio» sulla scalinata del Duomo. Troppi impegni per pensare a Forza Italia? «No, no», assicura.

«Ci tengo al partito» e quando sarà il momento, «se qualcuno mi chiederà di dire la mia, io non mi tirerò indietro».

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