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Sulla morte di Lo Porto l'ultimo schiaffo: Matteo ha perso la faccia

Il cooperante ucciso in un raid Usa e le omissioni di Obama si aggiungono alle figuracce del governo. Dalla crisi ucraina ai silenzi sull'eccidio armeno, ormai l'Italia è una comparsa

Sulla morte di Lo Porto l'ultimo schiaffo: Matteo ha perso la faccia

Vito Lo Porto, padre di Giovanni, il cooperante italiano ucciso durante il raid Usa in Pakistan, ha confessato al Fatto quotidiano il proprio tremendo sospetto. «Mi sembra impossibile che Renzi e Obama non sapessero che mio figlio fosse morto. Sono convinto che ne fossero a conoscenza entrambi e che abbiano deciso di fingere di non sapere, con un tacito accordo», ha detto. Venerdì 17 aprile, durante l'incontro a Washington, la verità avrebbe potuto emergere. Il New York Times ha cavalcato la tesi della presunta reticenza della Casa Bianca nei confronti del governo italiano. Entrambi, però, hanno smentito.

Per quanto drammatica sia la circostanza, appurare la realtà dei fatti cambierebbe poco al quadro generale: il governo Renzi è inconsistente se non evanescente in tema di politica estera e, per questo motivo, si espone a brutte figure. Se fosse vero che Obama non ha informato né Palazzo Chigi né la Farnesina dell'uccisione di Lo Porto durante un'operazione antiterrorismo, arriverebbe solo una conferma ulteriore. Basti pensare al caos libico che favorisce il «traffico di migranti» da parte degli scafisti nordafricani. Il governo italiano non ha saputo imporre una linea in sede internazionale. Non è riuscito a fare pressing sull'Onu per mettersi alla guida di una missione internazionale, aspettando come un oracolo le risultanze del lavoro del delegato Bernardino León. Non è riuscito a convincere l'Unione Europea ad aumentare gli stanziamenti per fronteggiare l'emergenza-immigrazione, prendendo solo ceffoni. Simbolici, ovviamente. Il premier Renzi non ha trovato di meglio che mandare a quel Paese l'ex premier Romano Prodi che lo aveva criticato, tacciandolo di connivenza con il passato regime di Gheddafi.

Non è solo responsabilità del titolare degli Esteri, Paolo Gentiloni, poiché non fa che mettere in pratica le direttive del premier. E che a Renzi la politica estera interessi fino a un certo punto si è visto nella gestione della crisi russo-ucraina, durante la quale si è appiattito sulle posizioni degli altri partner europei che hanno tutto l'interesse a depotenziare Vladimir Putin. Peccato che l'interscambio tra Roma e Mosca valga una decina di miliardi. Nel solo mese di marzo (-24% annuo) le aziende italiane hanno perso un fatturato di 194 milioni verso i russi. Quando, invece, si tratta di riconoscere una giusta causa, prevale la ragion di stato: è il caso del genocidio armeno. Qualche giorno fa è stato celebrato il centenario dell'eccidio perpetrato dagli Ottomani. L'Italia non ha inviato una rappresentanza governativa ufficiale per timore di irritare Turchia e Azerbaigian.

Quando l'inconcludenza diventa la cifra della politica estera non bisogna meravigliarsi delle conseguenze. Il semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea è stato un completo fallimento (con un minimo risultato sulla flessibilità delle politiche di bilancio). «Le riforme italiane sono insufficienti», disse Angela Merkel qualche mese fa. Giudizio condiviso pure dalla Bce. E questo, sicuramente, è ancor più grave.

Gli anni trascorsi da Lo Porto nelle mani di Al Qaida. Era stato rapito in Pakistan nel 2012

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