Cronache

La madre sola in casa con Loris. Giallo sugli sms e le telefonate

All'ora del delitto fitto scambio di chiamate tra la donna, suo marito e altri parenti. Cosa si sono detti? Lei: "Cose di nessuna importanza"

La madre sola in casa con Loris. Giallo sugli sms e le telefonate

Proprio all'ora del delitto, con mamma Veronica sola in casa col figlio, spunta una telefonata al marito e una serie di misteriosi sms. Nei 36 minuti tra le 8.49 e le 9.25 di sabato 29 novembre, quelli in cui secondo le riprese delle telecamere Veronica Panarello rimane sola con Loris nell'abitazione di via Garibaldi, la donna parla al telefono una sola volta: con il marito. È quanto sarebbe emerso dall'analisi dei tabulati del telefono della madre di Loris. A chiamare sarebbe il padre del bimbo, pochi minuti prima che Veronica esca di casa. Dai tabulati sarebbe inoltre emerso che quella mattina, fino a quando si presenta alla «Falcone e Borsellino» per prendere Loris - che però a scuola non sarebbe mai andato stando alle immagini delle telecamere posizionate a Santa Croce Camerina - la donna avrebbe parlato al telefono una decina di volte, alcune volte ancora con il marito e le altre con appartenenti al nucleo familiare.

Sei sarebbero invece gli sms, alcuni dei quali ricevuti sul telefono della donna dal gestore telefonico: segno che qualcuno l'ha chiamata ma il telefono era spento o non raggiungibile. Perché né Veronica, né il marito, né nessuno della famiglia Stival aveva mai riferito queste circostanze agli inquirenti? «E chi ve l'ha detto che non sono state riferite? Comunque si tratta di frasi di nessuna importanza», ribatte, determinato come sempre, l'avvocato Francesco Villardita, ormai abituato a passare da un microfono all'altro dopo l'efficace esordio nel salotto buono di Bruno Vespa. Per il legale che assiste la «testimone» (nonché «parte lesa») Veronica Stival, è un continuo profluvio di dichiarazioni, smentite, precisazioni. Lui non ci sta a sentirsi incalzato dalle domande dei cronisti, come se fosse il difensore di un imputato: «Ormai tutti parla della mamma del piccolo Loris perdendo di vista un aspetto fondamentale: la signora non è accusata di nulla, ma è essa stessa vittima di una tragedia». Una tragedia che si chiama omicidio. Un bimbo di 8 anni strangolato e gettato in un canale come fosse immondizia. Un delitto angosciante per il quale, al momento, esiste un solo indagato: Orazio Fidone, il pensionato 65enne che nel pomeriggio di quel maledetto sabato 29 novembre ebbe l'«intuito» di trovare il cadavere del piccolo tra la sterpaglia di un canneto nella campagna di Santa Croce Camerina (Ragusa). «È da giorni - spiega l'avvocato Villardita ai cronisti che lo braccano - che date per scontate circostanze che non corrispondono al vero.

L'ultimo esempio? La storia sul presunto suicidio della signora Veronica. Smentisco nel modo più assoluto che la signora la mamma di Loris abbia tentato nel passato di togliersi la vita sia con che senza l'ausilio di fascette per elettricisti». Le precisazioni del legale che tutela l'intera famiglia Stival sono precise e circostanziate, almeno quanto sembrano essere precise e circostanziate le accuse che vengono rivolte dagli inquirenti alla signora Veronica Stival. La Procura è sicura di aver sbugiardato la donna in riferimento a tutti i punti salienti relativi alla sua ricostruzione della mattina del 29 novembre: orari, itinerari, visite, incontri, conversazioni. E, per ognuno di questi capitoli, gli inquirenti sostengono di avere le prove delle presunte bugie. La pensa in maniera diametralmente opposta l'avvocato Villardita: «Tutto quello che la Procura ha in mano è frutto della piena collaborazione della signora Veronica che non è mai stata reticente, sostenendo la sua versione dei fatti sempre in piena coerenza. In questa storie non c'è un solo particolare che la signora Veronica abbia tenuto nascosto. Ha detto tutto ciò che sapeva. E che corrisponde alla pura verità».

Mentre Antonella Stival, zia del bimbo ucciso, scrive sul suo profilo Facebook: «Bastardi, costituitevi», la madre di Loris grida al complotto: «Altro che falsità: sono stata io a consegnare le fascette alle maestre e a chiedere loro di portarle ai carabinieri; sono stata io a indicare tutti i percorsi in auto (compreso quello nella zona del «vecchio mulino») compiuti la mattina in cui Loris è scomparso; sono stata io a dire di essere tornata a casa dopo aver accompagnato mio figlio più piccolo in ludoteca; sono io che ho detto di aver gettato il sacchetto della spazzatura». «A fronte di tanta collaborazione - si rammarica il suo avvocato - la mia cliente sembra, almeno sotto il profilo mediatico, già essere stata condannata a pena definitiva e senza processo». Ma come la mettiamo con la presunta «madre di tutte le bugie»? Quella cioè riguardante l'accompagnamento davanti alla scuola di Loris, accompagnamento di cui non c'è traccia in nessuna telecamera di sorveglianza? «Il fatto che non esistano immagini, non significano che la signora Stival abbia detto il falso», replica il legale. Che da navigato giurista conosce però bene i rischi cui sta andando incontro la mamma di Loris: «È anche per questa ragione che faccio da tramite all'appello lanciato dal padre di Loris: “Chi è a conoscenza di qualcosa, parli“». E, almeno si questo punto accusa e difesa sono d'accordo. Nei giorni scorsi, infatti, anche il procuratore di Ragusa aveva fatto lo stesso invito. Che cadde nel nulla.

Ma non chiamatela omertà, altrimenti a Santa Croce Camerina si offendono.

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