Politica

Polemiche di "fuoco" sulla pistola che spara le cariche elettriche

Partita la sperimentazione in dodici città: ma il tipo scelto costa molto e non è il top

Polemiche di "fuoco" sulla pistola che spara le cariche elettriche

È arrivato ieri nelle strade italiane. Spara scariche elettriche che immobilizzano e polemiche che infiammano. È il Taser, nome proprio di arma propria, che da ieri e per tre mesi è usato in via sperimentale in dodici città italiane: Bologna, Brindisi, Caserta, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Reggio Emilia, Torino.

Poliziotti, carabinieri e finanzieri esibiranno ben in vista la pistola elettrica in operazioni di servizio. Lo scopo del Taser è infatti per lo più dissuasivo, già a partire dallo sgargiante colore giallo fluo che serve a essere visto e a convincere i facinorosi a lasciar perdere per non subire un elettroshock a tempo. L'arma dovrebbe essere non letale ma qualche problemino lo provoca, se il suo uso è vietato contro donne incinte o persone con difficoltà motorie, se l'Onu ha deciso di catalogarlo tra gli strumenti di tortura sin dal 2007 per le tante morti provocati dagli arresti cardiaci. Se Amnesty International protesta per la sua adozione in Italia. E se l'azienda di Scottsdale, Arizona, che li produce un anno e mezzo fa ha deciso di cambiare nome per sbianchettare un po' della cattiva fama che sembra accompagnarla: era Taser International, ora è Axon, che sembra una maison di profumi. E infatti di vera cosmetica onomastica si tratta.

Ma le polemiche non finiscono qui. Il modello scelto dall'Italia, l'X2, secondo molti esperti non sarebbe il top di gamma. O meglio, lo sarebbe soltanto per il prezzo, di 1399 dollari a pezzo, ben superiore a quello di modelli equipollenti se non superiori, come l'israeliano Magen, che costa 1099 dollari e ha cinque colpi invece che due. Gli stessi garantiti dalla brasiliana Condor con lo Spark.

Cinque colpi senza ricaricare invece che due possono fare la differenza: in rete gira un video piuttosto cruento che riprende due poliziotti americani alle prese con un delinquente evidentemente riottoso, che resiste al loro tentativo di arrestarlo. Un agente in una concitata colluttazione cerca per due volte di immobilizzare il figuro con il Taser ma non ci riesce e a quel punto resta inerme mentre il tizio si libera, prende un arma letale dall'abitacolo di un'auto e spara uccidendo uno degli agenti, prima di fuggire. Una conclusione che si sarebbe potuta evitare con una pistola a cinque colpi. Che poi sono dardi collegati all'arma con fili conduttori in accoppiamento verticale che trasmettono impulsi elettrici per 5 secondi con contrazione involontaria dei muscoli e conseguente immobilità.

Quindi perché un'arma più cara e meno efficiente? E perché un'assegnazione diretta in barba alle norme sugli appalti e senza coinvolgere la Consip, la centrale per gli acquisti dei prodotti destinati alle amministrazioni pubbliche? Si parla di un business di diverse decine di milioni, visto che l'Italia si doterà di decine di migliaia di Taser e che dovrà acquistare la manutenzione, i pezzi di ricambio, i dardi e l'addestramento del personale, che la Axon non ha compreso nel pacchetto. E qualcuno sembra avere un'improvvisa fretta di porre termine a un iter partito nel 2014, quando al Viminale sedeva Angelino Alfano. Ora al suo posto siede Matteo Salvini, che ha subito messo il suo imprimatur alla vicenda: «È nostro dovere - ha detto - garantire alle forze dell'ordine i migliori strumenti per difendere il popolo italiano». Dal Viminale dicono che tutto è a posto. Si è partiti ieri, senza incidenti.

Auguri.

Commenti