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Politica, imprese, banchieri e cattolici: ecco la rete di Alfio

Dai salotti alle borgate, dal mondo imprenditoriale a quello della tv. Il suo punto di forza è trasversale

Roma - Non è vero che il nome di Alfio Marchini sia pressoché sconosciuto al di fuori del Grande raccordo anulare che circonda la Capitale. Il mondo della finanza italiana (quello che una volta amava essere definito «il salotto buono») lo conosce benissimo e da molto tempo. Ad esempio, la vulgata narra che fu a casa dell'imprenditore romano che Massimo D'Alema ed Enrico Cuccia nel 1999 si incontrarono per discutere dell'ipotesi di Opa su Telecom Italia da parte dei «capitani coraggiosi», quelli guidati da Roberto Colaninno. Sempre in quell'anno, Alfio Marchini aveva rilevato assieme a Luigi Zunino la Risanamento Napoli, immobiliare fino ad allora controllata dalla Banca d'Italia.

Se si riportano indietro le lancette all'inizio del nuovo millennio, si nota come Alfio Marchini rappresentasse (e rappresenti tuttora) un trait d'union virtuale tra Piazza Affari e Piazza Montecitorio. Consigliere della Banca di Roma (poi diventata Capitalia) nella quale era esponente del patto di sindacato, Marchini è sempre stato vicino ai grandi power broker della finanza italiana: Cesare Geronzi in primis, ma anche Giovanni Bazoli. La finanziaria Mittel, tanto cara al Professore, è socia di Astrim, la holding di Marchini. Sua prima moglie è stata Allegra Giuliana Ricci, secondogenita di Franca Ferruzzi, cognata di Raul Gardini.

Esponente di una famiglia di costruttori con ampi interessi nell'immobiliare, Alfio (o familiarmente «Arfio» come lo appellano a Roma), Marchini è ovviamente amico dei suoi colleghi. A partire da Francesco Gaetano Caltagirone, che - dopo averlo voluto nel cda della sua Cementir - lo indicò anche come candidato alla presidenza dell'utility capitolina Acea della quale l'editore del Messaggero è azionista. E Marchini, prima di scendere in politica con la sua lista civica, aveva lasciato un buon ricordo di sé come amministratore: l'ex sindaco Francesco Rutelli lo aveva nominato alla presidenza di Roma Duemila, la spa incaricata di gestire gli interventi per il Giubileo del 2000.

La «discesa in campo» ha rappresentato anche una svolta negli affetti. La famiglia Marchini, sebbene cattolicissima, è stata sempre vicina al Pci (il nonno Alfio era partigiano). Il giovane Alfio è stato, come detto, accanto a D'Alema, anche come socio fondatore di ItalianiEuropei e a Luciano Violante per la sua associazione Italia Decide. Fu il centrosinistra a volerlo nel cda della Rai nel 1994, per contrapporlo all'imprenditrice scelta dal Cav: Letizia Moratti. E fu Marchini per un breve periodo a togliere le castagne dal fuoco all' Unità , divenendone editore. Anche se la sua vera esperienza di dominus delle rotative fu quella del settimanale cattolico Il Sabato di cui affidò la direzione a Rocco Buttiglione. Don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, gli fu sempre grato di quel nobile gesto. Anche la Curia vaticana ad Alfio non è ignota.

Se stare dalla parte della Chiesa è un apax per chi viene dalla sinistra, ancor più originale è l'antica amicizia della famiglia Marchini con il leader moderato israeliano nonché Nobel per la Pace, Shimon Peres.

Insomma, a differenza dell'attuale sindaco Marino, non è certo un marziano sbarcato a Roma.

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