Politica

La politica scende in campo, ma a partita finita. "Nessun malato dovrebbe sentirsi invisibile"

Il premier Gentiloni: "La legge sul fine vita impone un dibattito parlamentare"

La politica scende in campo, ma a partita finita. "Nessun malato dovrebbe sentirsi invisibile"

Posizioni diverse, spesso trasversali. E diversi approcci anche mediatici, tra chi commenta la drastica scelta di Dj Fabo e quanti invece preferiscono restare in silenzio di fronte all'ultimo viaggio del giovane musicista, nonostante l'invito contrario di Napolitano: l'ex capo dello Stato, ha ricordato ieri Cappato, aveva infatti risposto a una lettera dei Radicali sul caso Welby osservando che l'unica cosa «intollerabile» sul tema era proprio «il silenzio della politica». Ma se tanti hanno scelto proprio il silenzio, molti altri hanno voluto dire la loro.

E tra questi non ha tardato ad arrivare il commento del premier Paolo Gentiloni, che ha voluto esprimere la «tristezza mia e di tutti gli italiani» per la decisione del disc jockey di togliersi la vita con il suicidio assistito in Svizzera. «Mi auguro che il Parlamento vada avanti nel confronto tra le diverse posizioni», ha quindi aggiunto il primo ministro, ricordando come il governo guardi «con rispetto il confronto parlamentare che c'è», confronto «doveroso» che «interpella le coscienze dei singoli parlamentari». Quanto al vuoto normativo, Gentiloni ha ricordato che la «legge su cui la Camera è chiamata a pronunciarsi riguarda il testamento biologico, non l'eutanasia». E il primo, a differenza della seconda, ha un fronte favorevole decisamente più ampio.

Di «vicenda tristissima e drammatica» parla invece la titolare del ministero della Salute, Beatrice Lorenzin, esprimendo nel contempo «tutta la mia solidarietà personale e umana a tutta la famiglia, alla fidanzata e agli amici». «Queste sono situazioni davvero molto complesse e mi rendo conto della sofferenza delle persone coinvolte oltre che dello stesso Fabo». Sullo scottante tema, però, la Lorenzin mette le mani avanti, ricordando che «è un lavoro che attiene al Parlamento, e sul quale il governo non intende intervenire». «Sulla questione in sé - spiega la ministra - c'è una normativa in Parlamento, le commissioni stanno lavorando in modo molto sobrio, come dev'essere in questi casi, entrando nel merito dell'articolato della norma». Ma appunto, è «un lavoro che attiene al Parlamento e su cui finora, proprio per questo, ho preferito non intervenire», conclude la titolare del dicastero della Salute.

Se Napolitano invitava la classe politica a scoprirsi loquace sul tema, il suo successore al Quirinale sceglie di certo un profilo più basso, accennando al caso di giornata su eutanasia e fine vita in occasione della cerimonia al Quirinale sulla giornata dedicata alle malattie rare. Il riferimento, però, è solo implicito, perché Sergio Mattarella non cita lo sfortunato musicista, limitandosi a ricordare come «nessuno malato, ovunque, ma particolarmente nella nostra Repubblica, deve sentirsi invisibile o dimenticato». Secondo il Capo dello Stato, insomma, «è da come una società affronta i problemi di chi è più fragile che si misura la sua civiltà e anche la sua vera forza». Un discorso sui «pazienti di malattie rare» che però ha di certo un riflesso su casi drammatici come quelli di dj Fabo, che aveva da tempo sollevato il problema chiedendo proprio a Mattarella di intervenire.

Ma il presidente, che pure dopo la straziante missiva ha chiesto a due suoi consiglieri di incontrare Cappato, non si era in alcun modo sbilanciato, e anche ieri ha evitato esplicite dichiarazioni pubbliche sulla vicenda.

Commenti