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La polizia a casa di Guaidò. Ma lui: "Un piano per il Paese"

Gli squadroni della morte dal leader di opposizione, che era con la figlia di 20 mesi. "Volevano spaventarmi"

La polizia a casa di Guaidò. Ma lui: "Un piano per il Paese"

San Paolo Mentre ieri il Faes, gli squadroni della morte di Maduro, circondavano la casa in cui si trovava sua figlia di 20 mesi per minacciarlo, il presidente costituzionale del Venezuela Juan Guaidó presentava il «Plan país» per il riscatto del paese, con un messaggio ad hoc per Russia e Cina: «Anche a voi conviene un cambio di governo». Della serie, i 100 miliardi di dollari che vi deve Maduro con me li avrete indietro di sicuro, con lui no vista la sua capacità conclamata a distruggere ogni forma di vita economica sostenibile. «Stiamo facendo di tutto perché questo piano venga eseguito e in esso le Forze armate hanno un ruolo importante». Tema evidenziato dallo stesso Guaidó ieri anche sul New York Times in un editoriale in cui ha rivelato di aver avuto incontri clandestini con i membri delle forze armate. «La fine del sostegno dei militari a Maduro ha scritto - è fondamentale per consentire un cambiamento di governo e la maggioranza di coloro che sono in servizio concordano che le difficoltà del paese sono insostenibili». Per poi ribadire che ha offerto un'amnistia generale a tutti i funzionari della dittatura, concetto sottolineato anche dal consigliere per la sicurezza di Trump John Bolton, con ironia, su Twitter: «Auguro a Maduro e ai suoi top advisors una lunga e tranquilla pensione su qualche bella spiaggia lontano dal Venezuela. Dovrebbero approfittare dell'amnistia concessa dal presidente Guaidó e prima lo fanno meglio è». Intanto mentre la dittatura ha liberato 7 giornalisti stranieri detenuti, nei paesi confinanti si comincia a negare l'accesso a tutti i venezuelani legati a Maduro, come stabilito dal Gruppo di Lima, ovvero da tutti i principali Stati latinoamericani meno il Messico. Solo la Colombia ieri ne ha bloccati 200.

Quanto alla possibilità di un dialogo tra Maduro e Guaidó, sono emersi negli ultimi giorni dettagli inquietanti che lo rendono sempre più simile a una farsa di pessimo gusto. Secondo un'inchiesta del settimanale uruguayo Búsqueda, il presidente Tabaré Vázquez sostiene Maduro solo per salvare gli interessi del figlio Javier che con le sue società fa da oltre 15 anni affari miliardari con la pubblica amministrazione chavista. Affari sporchi. I soldi sono stati nascosti in paradisi fiscali come Panama e in mezzo c'è stato anche il misterioso suicidio a Punta del Este di un commercialista uruguayo, Eduardo Gómez Canon, che sul caso sapeva troppo. Come ha confermato anche l'ex cancelliere messicano Jorge Castañeda: «Il figlio di Vázquez è dentro fino al collo, i chavisti lo sanno e se l'Uruguay si smarca gli danno una bella stretta».

Sono in tanti del resto ad avere fatto i soldi con la dittatura di Maduro e mentre gli italiani su spinta dei 5 Stelle hanno detto no a Guaidó, il quotidiano spagnolo Abc ha rivelato, in un'inchiesta esclusiva, ulteriori illegalità di un regime corrotto fino al midollo. Che include Interbanex, la piattaforma digitale inaugurata da Maduro lunedì scorso, salvavita all'asfissia economica e che ha come azionista con il 62,5% una fantomatica società spagnola, la Ampajesu registrata in un paese offshore, Granada, mentre il resto è in mano a Bull Equity management Ltd, con sede alle Barbados. Il proprietario di maggioranza, Sifontes Santos, appartiene all'entourage del vicepresidente per l'area economica di Maduro, Tareck El Aissami, sanzionato come grande narcotrafficante dal dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. Insomma, Interbanex che ufficialmente nasce come strumento per contrastare il cambio nero illegale è in realtà l'ultima trovata di Maduro, per fare cassa.

E per riciclare.

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