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Poliziotti picchiati dai rom: domiciliari (nella baracca)

Roma, agenti aggrediti dopo il blitz in un campo nomadi. Uno dei responsabili, invece che in cella, resterà a casa

Poliziotti picchiati dai rom: domiciliari (nella baracca)

Mentre c'è chi sanziona quanti si azzardano a usare il termine «zingari» per definire i rom, loro - i rom - menano i poliziotti. La «colpa» degli agenti? Fare il proprio dovere. Ma tanto è bastato a un gruppo di nomadi (sulla legittimità del termine «nomadi» il dibattito resta aperto...) del campo di via dei Gordiani, nel quartiere romano del Prenestino, per prendere a sassate le pattuglie del 113 «intervenute sul posto». E magari i picchiatori si fossero limitati alle auto: i veri obiettivi dell'agguato erano infatti gli agenti, bersagliati da una gragnuola di oggetti, con risvolti anche paradossali; ad esempio Il Messaggero riferisce di «qualche donna che ha usato anche gli stendini per colpire gli agenti che sono stati accerchiati».

«Una notte da dimenticare quella fra sabato e domenica - scrive il quotidiano romano -. Decine zingari (ahia, procedimento disciplinare in arrivo ndr) per proteggere quattro di loro, autori di un furto, non hanno pensato molto sul da farsi: aggredire i poliziotti con ogni mezzo».

Ma facciamo un passo indietro. Al 113 arriva la segnalazione di un furto in appartamento al Prenestino, zona particolarmente presa di mira da topi di appartamento, spesso provenienti proprio dal campo rom di via dei Gordiani. Una Volante in servizio nelle vicinanze della casa svaligiata «si porta in loco» e incrocia un'auto sospetta che sfreccia in direzione contraria. I poliziotti capiscono subito che si tratta della banda e comincia l'inseguimento. Quando la vettura dei ladri entra nel «proprio territorio», si scatena l'inferno. Sulle auto della polizia (la volante, nel frattempo, ha chiamato i rinforzi) piove di tutto: sassi, bottiglie, spranghe. Armi ottime per fermare le macchine della polizie ma pure per colpire gli agenti. Il clima è tesissimo ma le forze dell'ordine fanno comunque il loro dovere: individuano l'auto dei ladri e aprono il bagagliaio. Dentro c'è il bottino. A questo punto parte la caccia ai rom che erano in macchina e che, nel frattempo, ha cercato rifugio tra le baracche del campo: è in questo frangente che gli agenti vengono fermati violentemente dai nomadi.

Ma i poliziotti non si fanno intimidire e riescono ad arrestare uno dei ladri, un serbo di 39 anni, pregiudicato e recidivo che sarebbe dovuto essere ai domiciliari nella sua baracca .

Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini è intervenuto commentando l'aggressione rom alla polizia. Sul suo profilo ufficiale scrive: «Questi zingari lavorano anche a Pasqua... Ho pronta una democratica e pacifica ruspa».

Non sapeva ancora, Salvini, che poche ore dopo l'arresto, al danno si sarebbe aggiunta la beffa: il serbo in questione, infatti, invece che finire in galera, è stato subito rispedito dal giudice ai domiciliari. Dove? Nella stessa baracca da cui più volte era già evaso per andare a rubare.

Oggi lo rifarà.

Per l'ennesima volta.

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