Cronache

La polizza anti-stupro che aiuta le donne a denunciare gli abusi

Le ragazze si erano assicurate prima di partire. In Usa è prassi per coprire spese medico-legali

La polizza anti-stupro che aiuta le donne a denunciare gli abusi

Perché mai una donna dovrebbe assicurarsi contro uno stupro? Paranoia, una forma molto concreta di accortezza o addirittura un sottile e cinico calcolo di natura meramente economica? No. Semplicemente per non subire un'ulteriore violazione dopo quella già sufficientemente scioccante e incancellabile di essere rimasta vittima di una violenza sessuale.

Secondo gli americani residenti in Italia non deve stupire o, peggio, insospettire, che le due studentesse universitarie che a Firenze accusano due carabinieri di aver abusato di loro mercoledì notte, abbiano contratto un'assicurazione contro gli stupri prima di partire. Una realtà che, una volta venuta a galla, a non pochi ha instillato il dubbio del dolo: le ragazze potrebbero aver inventato tutto per riscuotere il premio assicurativo?

In realtà, anche sotto questo profilo, infatti, gli Stati Uniti si confermano una volta di più il paese del pragmatismo più feroce, ma anche quello delle paradossali contraddizioni. E i meccanismi complessi del loro sistema sanitario in questo senso certo non aiutano. Così, anche se ogni anno negli Usa vengono violate 270mila donne, solo un terzo di loro denuncia. Chi lo fa rischia di fatto di dover anche pagare 600 dollari per il test di gravidanza a cui è stata sottoposta dopo lo stupro e 800 dollari per coprire le spese del pronto soccorso. Alcune donne abusate si sono viste recapitare a casa anche 4mila dollari di spese dall'ospedale in cui erano state soccorse.

Molte signore yankee, la maggior parte, non sanno che nel 2005 il governo americano ha stanziato i fondi - circa 142mila dollari l'anno - per aiutare le vittime di stupri. Denaro che dovrebbe coprire tutti i costi successivi all'abuso sessuale. Invece spesso (in maniera intenzionale?) gli ospedali di molti Stati mandano il conto a casa delle vittime, mettendole in difficoltà. E non è tutto: anche chi si rivolge speranzosa alle cliniche universitarie, un tempo tutte con l'obbligo della prestazione gratuita, viene quasi sistematicamente delusa. Negli ultimi anni, infatti, molte di queste strutture sono state privatizzate e l'onere dell'assistenza gratis è cessato.

In Italia non esiste una tutela assicurativa per chi subisce abusi sessuali. «In questo senso siamo fortunati, molto fortunati: tutta la parte medica che segue lo stupro è completamente gratuita» spiega Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente della prima onlus italiana dedicata ai problemi delle donne e che lei stessa ha fondato nel 1988, «Telefono Rosa», raggiungibile attraverso l'ormai celeberrimo numero telefonico 1522.

«Non siamo favorevoli alle assicurazioni: ogni caso, infatti, è a sé - prosegue Carnieri Moscatelli -. Offriamo assistenza gratuita a livello psicologico dopo il percorso strettamente ospedaliero, affiancando un periodo di aiuto individuale a un gruppo di auto aiuto. Il sostegno delle nostre psicoterapeute risulta infatti indispensabile in particolare durante l'iter giudiziario. Una tappa terrificante per la vittima di una violenza sessuale».

«Il problema resta uno solo. Le nostre 12 professioniste romane sono tutte volontarie - conclude la presidentessa di Telefono Rosa - Solo nella nostra sede capitolina lo scorso anno sono arrivate 900 donne e di queste 300 avevano bisogno di supporto psicologico. Ne abbiamo dovute scegliere dieci.

E in questi casi decidere chi sì e chi no è davvero penoso».

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