Politica

Pomezia, rifiuti in fiamme e nube tossica Ma il peggio (forse) deve ancora arrivare

Incendio in un deposito di plastica mette in allarme anche Roma. Case evacuate e scuole chiuse: «Se nell'aria c'è diossina è un vero disastro»

Pomezia, rifiuti in fiamme e nube tossica Ma il peggio (forse) deve ancora arrivare

Roma Va a fuoco la Eco X, una fabbrica di smaltimento di rifiuti plastici sulla via Pontina, nei pressi di Pomezia. E una nube tossica, nera, densissima, si alza alta nel cielo, gettando nel panico non solo gli abitanti dell'area interessata e quelli di Roma, che scorgevano la colonna a chilometri di distanza, ma anche le istituzioni, dai sindaci fino al ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, intervenuto per monitorare la situazione.

Si capisce subito che non sono le fiamme a preoccupare, presto contenute dai vigili del fuoco, ma i fumi che si sprigionano e che si temono carichi di diossina, anche se non si registrano persone intossicate. Nei dintorni dell'azienda case evacuate, scuole chiuse, cittadini invitati a restarsene in casa o in ufficio con le finestre sigillate, a limitare gli spostamenti e a lavare al meglio frutta e verdure pure nei prossimi giorni. Anche se ieri non c'erano ancora certezze sul tipo di materiale bruciato, si teme che l'incendio abbia interessato plastiche da riciclo, rifiuti molto impattanti, soprattutto allo stato grezzo, che quando vengono bruciati producono appunto diossina. Se così fosse «questo potrebbe essere un vero disastro, il peggiore degli ultimi anni», dice allarmato il presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi. Si rischiano danni alle vie respiratorie e anche la contaminazione di colture e allevamenti.

L'incendio è scoppiato poco dopo le otto del mattino, gli operai erano appena entrati ma sono riusciti ad uscire indenni dallo stabilimento. La nube nera di fumo ha raggiunto velocemente il centro di Pomezia, la Pontina è stata chiusa per un lungo tratto, e il sindaco ha disposto con un'ordinanza l'evacuazione delle abitazioni nel raggio di 100 metri dall'incendio. I cittadini delle zone circostanti, invece, fino a 2 chilometri, sono stati invitati a restare in casa, con le finestre e gli impianti di areazione chiusi e a seguire le disposizioni della Asl. I tecnici dell'Arpa si sono precipitati sul posto per misurare la qualità dell'aria, ma per i risultati si dovrà aspettare probabilmente fino a lunedì, mentre la Asl Roma 6 sta verificando la presenza di amianto sulla copertura dei capannoni andati distrutti. «Sulla base delle condizioni meteo - spiega il direttore generale di Arpa Lazio, Marco Lupo - individueremo quali potranno essere le aree maggiormente interessate e su cui fare i campionamenti». Rassicurazioni arrivano dall'assessore regionale Mauro Buschini: «È in atto uno studio dei venti per verificare i luoghi di possibile ricaduta degli inquinanti».

La paura si è diffusa rapidamente, fino alla capitale. Dove notizie allarmanti hanno cominciato a rimbalzare, incontrollate, da una chat all'altra, nonostante il sindaco di Roma, Virginia Raggi, avesse rassicurato i cittadini sul fatto che i fumi tossici non si erano dispersi sulla capitale. Interessati alla nube, piuttosto, i comuni a sud di Roma, in 21 dei quali, per lo più nella zona dei Castelli romani, sono state diffuse le necessarie raccomandazioni. La Procura di Velletri ha aperto un'inchiesta contro ignoti per omicidio colposo.

Intanto l'Ama ha presentato un esposto per interruzione di pubblico servizio dopo la manomissione di un escavatore nell'impianto Rocca Cencia.

Commenti