Cronache

"A Pompei ci saranno altri crolli. E Franceschini troverà chiuso"

È il segretario del sindacato dei custodi più irriducibili. E minaccia sovrintendente e ministro in visita giovedì

"A Pompei ci saranno altri crolli. E Franceschini troverà chiuso"

Chi sostiene che «non ci sono più i sindacalisti di una volta» sicuramente non conosce Giuseppe Urbino (segretario nazionale), Antonio Pepe (candidato più votato) e Massimo Battaglia (segretario generale) della Federazione Confsal-Unsa Beni Culturali, cioè la sigla scelta dai lavoratori più duri: quelli che «non devono chiedere mai» perché sono già abituati ad ottenere tutto.

Urbino, Pepe e Battaglia rappresentano un terzetto d'attacco che sta ai custodi degli scavi di Pompei come Maradona, Careca e Giordano stavano al Napoli scudettato del campionato '86-'87. L'unica differenza è che mentre i tre idoli della squadra del «Ciuccio» sono ormai in pensione da una vita, il tris dei paladini degli scioperi «archeologici» continua a combattere «in difesa dei diritti dei lavoratori»; e poco importa se a volte questi «diritti» confliggono con quelli dei turisti abbandonati fuori dai cancelli degli scavi per «assemblea sindacale».

Nelle ultime due settimane i vertici dell'Unsa se le sono date di santa ragione con il soprintendente di Pompei, Massimo Osanna. Una polemica fin troppo accesa e che avrà perfino uno strascico giudiziario, considerato che l'Unsa ha presentato contro Osanna un esposto-denuncia per abuso d'ufficio e sta pure preparando una querela per diffamazione a mezzo stampa.

La procura di Torre Annunziata ha intanto avviato un'inchiesta sul crollo «anomalo» di una parte di domus che potrebbe essere venuta giù (ipotesi tutta da dimostrare) non per ragioni naturali bensì a causa di una «manina» misteriosa.

Segretario, Giuseppe Urbino, qualche voce maliziosa sostiene che il 26 gennaio scorso a buttare giù il muretto della domus del Pressorio di Terracotta possa essere stato un lavoratore ipersindacalizzato. Cosa ne pensa?

«Nego qualsiasi coinvolgimento diretto da parte dell'Unsa».

Mette la mano sul fuoco anche su tutti i lavoratori esasperati dal violento conflitto sindacale con la Soprintendenza?

«Una cosa posso dirgliela tranquillamente».

E cioè?

«A Pompei prevedo che crolleranno molte altre domus».

Cos'è, una minaccia?

«No. Crolleranno a causa della mancanza di manutenzione. Carenze di cui sono responsabili il soprintendente Osanna e il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini».

A proposito di Franceschini, giovedì il ministro sarà in visita agli scavi di Pompei.

«Gli faremo trovare i cancelli chiusi e pieni di volantini di protesta».

Ma così date ragione a Osanna che vi accusa di «ricattarlo».

«Per questa storia assurda del ricatto quereleremo il soprintendente per diffamazione».

Siete permalosi...

«Se Osanna era convinto di essere stato ricattato perché non ci ha denunciato ai carabinieri?».

Il soprintendente sostiene che voi siete solo «portatori di interessi particolari».

«Ribadiamo che l'Unsa è portavoce solo degli interessi generali dei lavoratori».

Il soprintendente Osanna, quindi, dice il falso?

«Lui fa il suo mestiere. Noi facciamo il nostro. Ma non accettiamo mistificazioni».

Del tipo?

«La realtà è che lavoriamo più di tanti altri dipendenti della pubblica amministrazione e i nostri stipendi sono mediamente i più bassi. Eppure quando si parla dei custodi di Pompei, l'immagine falsa che viene diffusa è quella di una casta in sovrannumero dedita solo ad assemblee e scioperi».

Ma lei se la ricorda la figuraccia di due estati fa con i turisti abbandonati al sole fuori dai cancelli?

«Sì, me la ricordo. Ma non bisogna confondere mai la causa con l'effetto. Scioperi e assemblee sindacali sono l'effetto dei disagi non la loro causa. E poi in quell'occasione a cui fa riferimento le principari responsabilità erano da additare alla Soprintendenza, non a noi».

Insomma, è sempre colpa degli altri?

«La continua ed esasperata politica dei tagli non è certo colpa nostra. Ma lei lo sa che abbiamo dei custodi a Porta Paolina che lavorano in cunicoli sotterranei con le uscite di sicurezza chiuse da tubi innocenti?».

Osanna è al corrente della situazione?

«Certo. Sa anche che lavoriamo in ambienti ancora contaminati dall'amianto. E molti di noi si sono ammalati di cancro. Ma Osanna, che è pure un apprezzato archeologo, spesso risulta fuori sede. A Pompei sarebbe il caso che ci stesse un po' di più.

Magari decidendo di incontraci».

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