Ponte crollato a Genova

Ponte, i veti grillini bloccano Gemme Adesso spunta Bucci

Traballa il nome del commissario prescelto In corsa anche un fedelissimo di Casaleggio

Ponte, i veti grillini bloccano Gemme Adesso spunta Bucci

È un pragmatico, un uomo d'azione. Non è nel suo stile sorseggiare caffè nella hall di un albergo in attesa di essere convocato a Palazzo Chigi. Claudio Gemme è sfiduciato e molto deluso. La sua nomina a commissario straordinario per la ricostruzione del Ponte a Genova traballa e già girano altri nomi dietro le quinte, come il fisico Roberto Cingolani, uomo vicino a Casaleggio, oppure il più istituzionale sindaco di Genova, Marco Bucci, che però si schermisce: «Non ne so nulla».

Ma il manager non molla. «Sono ancora in pista e se mai ci fossero conflitti di interesse sono risolvibilissimi», dichiara. Però è guerra fredda e si va avanti a botte di cavilli più o meno fondati. E intanto Genova e gli sfollati aspettano che i burocrati si decidano a dare un nome, stanziamenti certi e l'avvio ai lavori. Mentre l'inverno si avvicina. In Giappone probabilmente il ponte sarebbe già stato demolito e ricostruito mentre in Italia ammiriamo ancora il grottesco moncone sospeso nell'aria. Ma qui non siamo in Oriente. Qui da settimane è stato lanciato nell'Olimpo dei commissari, il competente, il navigato dirigente di Fincantieri e dopo tre giorni dalla sua acclamazione pubblica con il placet di Salvini, Di Maio e del premier Conte, l'entourage dei 5 stelle si accorge che forse esiste un conflitto di interessi. Anzi diversi conflitti di interessi. Quello più plateale riguarda la casa di famiglia sotto il ponte dove molti anni addietro vivevano i suoi genitori in usufrutto. La proprietà è di Gemme e non si capisce perché questo debba diventare un boomerang. Anche come Commissario il manager non potrebbe né impedirne la demolizione né influire sulla valutazione (che vale sì e no 50mila euro). Saranno i tecnici a stabilire cosa è pericolante e cosa è da eliminare e la Regione a fissare gli indennizzi. E Gemme ha già detto ai tecnici di Palazzo Chigi che sta pensando di devolvere tutto in beneficenza. Alla Onlus del Gaslini, ovviamente, dove lui lavora gratuitamente per dare una mano ai bambini.

Poi c'è l'aspetto più insidioso relativo a Fincantieri. Lui sarebbe un ex dirigente del gruppo che si dovrebbe occupare della demolizione e di parte della ricostruzione. Di parte, perché Fincantieri non ha l'abilitazione necessaria per fare cose che dovrebbero essere affidate ad altre imprese. E in un'eventuale gara ad inviti, se vincesse Fincantieri, la seconda arrivata potrebbe sollevare ombre di irregolarità sulla base dell'articolo 42 del decreto legislativo n.50 che tratta il conflitto d'interessi e chiamare in causa l'Anac, l'autorità nazionale anticorruzione.

Altro paletto, però, che Gemme ha già demolito rendendosi pronto a delegare ad un sub commissario super partes, come un magistrato o un Consigliere di stato, la selezione delle aziende a cui affidare i lavori. Gli ostacoli, dunque, si possono superare in tutta trasparenza senza far saltare la nomina di una persona che, a detta di tutti, è quella giusta per competenze tecniche e capacità manageriali.

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