Cronache

Ponte Morandi, i periti: "Degrado e corrosione"

La relazione dei tecnici incaricati dal gip: «Difetti esecutivi e scarsa manutenzione»

Ponte Morandi, i periti: "Degrado e corrosione"

A poco più di dieci giorni dal primo anniversario del crollo del Ponte Morandi a Genova, la città si organizza per commemorare le 43 vittime e alle 11.36 del 14 agosto le campane di tutte le chiese del capoluogo ligure suoneranno «a lutto».

Il Consiglio dei ministri ha già deliberato la proroga dello stato di emergenza e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, fa sapere che le istituzioni non lasceranno sole le famiglie che hanno perso i loro cari sotto quelle macerie. Alle 10, il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, celebrerà una messa nella zona in cui sorgeva il viadotto al quale parteciperanno le massime cariche dello Stato, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte.

Ma sulle cause di quel cedimento emergono nuovi dettagli. L'inchiesta vede indagate 71 persone, insieme alle due società Autostrade e Spea per reati che, a vario titolo, sono omicidio colposo, omicidio stradale colposo, disastro colposo, attentato alla sicurezza del trasporti e falso. I tre periti del giudice per le indagini preliminari Angela Nutini nella risposta al secondo quesito del primo incidente probatorio evidenziano che i tiranti del ponte erano corrosi, i fili d'acciaio presenti dentro i tiranti della pila 9 avevano un «grado elevato di corrosione» ed erano consumati dal 50 al 100 per cento e la manutenzione era carente, tanto che gli unici interventi efficaci risalgono a 25 anni fa. L'impalcato, poi, aveva fessurazioni.

Nelle 72 pagine di relazione descrivono i dettagli e parlano di un 19 per cento di cavi di acciaio completamente corrosi, un 22 con riduzione di sezione del 75 per cento, un 27 per cento con riduzione del 50 per cento e del restante 18 con riduzione di sezione del 25 per cento. Le perizie sono state eseguite in contradittorio, cioè con la presenza dei consulenti della Procura, dei 71 indagati e delle parti lese (morti e sfollati). I periti di Autostrade, invece sono certi che ci sono difetti riconducibili alla costruzione del ponte: «I processi di corrosione sono imputabili alle insufficienti iniezioni di cemento all'interno delle guaine di copertura dei cavi di acciaio». Questi ingegneri evidenziano che corrosi sono un numero minimo di cavi e sostengono che la capacità portante degli stralli era ampiamente garantita, come hanno dimostrato anche i risultati delle analisi compiute dal laboratorio Empa di Zurigo e dall'Università di Pisa. «Quindi, l'eventuale presenza di una percentuale ridottissima di trefoli corrosi fino al 100% non può in alcun modo aver avuto effetti sulla tenuta complessiva del Ponte», afferma l'Aspi in una nota.

«Infine, i periti di Aspi fanno notare come tutte le ipotesi sul crollo del Ponte o le presunte prove regine emerse nel corso degli ultimi mesi, non abbiano trovato finora nessuna corrispondenza oggettiva nelle analisi e nelle evidenze disponibili, finendo via via per essere smentite dai dati oggettivi».

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