Cronache

Il ponte tutto italiano di Piano e Impregilo: "Sarà pronto nel 2019"

Bucci: "Non si chiamerà più Morandi". Al via l'appalto da 202 milioni, escluso Calatrava

Il ponte tutto italiano di Piano e Impregilo: "Sarà pronto nel 2019"

Entro un anno Genova avrà il suo ponte, «che non si chiamerà più, ovviamente, Morandi». Entro il 2019 «sarà costruito, non sarà ancora agibile ma tutti lo potranno vedere e fotografare», ha annunciato ieri il commissario per la ricostruzione e sindaco di Genova Marco Bucci.

A quattro mesi dalla tragedia ha firmato il decreto che affida la ricostruzione alla cordata Salini Impregilo - Fincantieri - Italferr su un progetto, non ancora alla fase esecutiva, che ricalcherà l'idea presentata da Renzo Piano all'indomani del crollo del viadotto sul Polcevera. Tanto che l'archistar svolgerà a titolo gratuito un ruolo di supervisore e «affiancherà la struttura commissariale per garantire la qualità e la vicinanza della realizzazione con il suo studio». Per ricostruire il ponte a forma di nave in acciaio e calcestruzzo sono stati stanziati 202 milioni di euro, oltre ai 19 necessari per la demolizione, già affidata a un gruppo di cinque aziende e iniziata qualche giorno fa con lo sgombero delle aree sottostanti il moncone ovest. Si tratta di interventi che richiederanno almeno tre mesi. Poi la posa della prima pietra, prevista da Bucci per i primi di marzo.

Resta escluso dunque l'altro competitor, Cimolai che aveva presentato un progetto firmato dall'archistar Calatrava. Ieri l'azienda friulana ha annunciato che non farà ricorso contro la mancata assegnazione e anzi «si è messa a disposizione nel caso ce ne fosse bisogno», ha aggiunto Bucci. Che nel merito della scelta tra i due progetti si è limitato a dire che non c'è stato alcun «confronto», perché «non c'è stata alcuna gara». La decisione è stata presa sulla base di criteri di «qualità, manutenzione, estetica, costi, facilità di realizzazione, rischi».

La partita sul ponte finisce, dunque, come era stato previsto. Con la soluzione indicata fin da subito dal governo che dopo la tragedia aveva parlato di Fincantieri e Cdp. Infatti ieri il vicepremier Luigi Di Maio ha suggellato così la firma del decreto: «Autostrade non ricostruirà il ponte di Genova, lo farà Fincantieri. Avevamo promesso alle famiglie delle vittime che Autostrade non avrebbe posato neppure una pietra e così è. Era il minimo che si potesse fare nel rispetto di chi non c'è più». La concessionaria ha già depositato il ricorso al Tar ma dovrebbe, entro trenta giorni dalla notifica che riceverà del commissario, finanziare l'opera.

La cordata vincitrice ricostruirà il ponte attraverso la neocostituita società Per Genova: «Dodici mesi per far ripartire Genova. Questo - dichiara in una nota Pietro Salini, ad di Salini Impregilo - il sogno che ci accingiamo a regalare subito prima di Natale ai genovesi per far ripartire la città in tempi rapidi, dando un segnale forte a tutto il paese, perché la ripresa economica e l'occupazione possono ripartire dalle grandi opere». Aggiunge l'ad di Fincantieri Giuseppe Bono: «La nostra competenza nella gestione di processi e prodotti complessi ci pone nelle condizioni di realizzare il miglior lavoro possibile e di dare alla città nei tempi previsti un'opera bella, funzionale e che duri nel tempo».

Sui tempi però incombe l'incognita della demolizione, che si incrocia con l'inchiesta giudiziaria.

La Procura ha dato l'ok allo smantellamento del troncone ovest, sotto sequestro, ma per quello a est attende un piano molto più dettagliato di quello ricevuto dal commissario.

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