Elezioni Regionali 2018

Premiata l'unità della coalizione. E anche Forza Italia torna a crescere

Rispetto alle Politiche lievitano i partiti dell'alleanza. Stabili i democrat

Premiata l'unità della coalizione. E anche Forza Italia torna a crescere

nostro inviato a Trieste

Un trionfo annunciato. Il centrodestra ha strappato il Friuli Venezia Giulia alla sinistra e il leghista Massimiliano Fedriga è il nuovo presidente della Regione. Il voto ha confermato i sondaggi della vigilia ma con diverse sorprese. In primo luogo la bassa affluenza (49,61%), anche se non molto inferiore alle precedenti amministrative, che per un attimo ha acceso le speranze nel centrosinistra, visto che è sempre stata premiato nei casi di scarsa partecipazione. Ma già ai primi spogli si è capito che non c'erano storie: il candidato del centrodestra è sempre stato al di sopra del 55% dei suffragi (alla fine ha raggiunto il 57,1%), risultato che «ha meravigliato» lo stesso Fedriga per la sua entità. Il secondo avversario, Sergio Bolzonello del Pd, infatti, si è fermato al 26,8%, oltre 30 punti in meno.

Ma la vera, grande sorpresa è lo svuotamento del Movimento 5 stelle, il cui patrimonio di voti conquistato alle Politiche si è dissolto in favore della Lega, degli altri partiti del centrodestra e delle astensioni. Il candidato del M5s, Alessandro Morgera, ha raccolto solo il 11,7%, molto di più del partito che ha racimolato un misero 7,1%. Sono lontani i fasti dello scorso 4 marzo, quando i grillini festeggiavano il superamento della soglia del 24% e si credevano in grado di poter mettere un'ipoteca sul governo regionale. Invece è stato un vero e proprio tracollo, causato da diversi fattori. Il primo, le divisioni regionali sul candidato, che una parte della base grillina non ha evidentemente gradito. Il secondo, e forse più importante, la condotta del M5s nel corso di due mesi di consultazioni a Roma. Il dondolamento di Di Maio a destra e poi a sinistra, i suoi veti verso alcune forze politiche e le sue aperture a programmi inconciliabili con il proprio, hanno in qualche modo fatto perdere molta credibilità al movimento. E gli elettori lo hanno punito severamente, retrocedendolo a quarto partito, poco al di sopra di Fratelli d'Italia. Tutto questo influenzerà la formazione di un governo a Roma? È presto per dirlo.

Se un'altra indicazione importante si può trarre da queste elezioni è che il centrodestra unito è in crescita e vede aumentare, rispetto alle politiche del 4 marzo, i consensi per tutti i partiti della coalizione. L'exploit della Lega, che ha conquistato il 34,9% dei voti, bissando il successo delle politiche (quando aveva raggiunto quasi il 26%), ha confermato il trend estremamente positivo del partito di Salvini, che è diventato la forza trainante della coalizione. Ma torna a crescere anche Forza Italia, invertendo la tendenza negativa, forse grazie anche alla discesa in campo di Silvio Berlusconi che, come gli altri leader del centrodestra, si è impegnato in prima persona nelle piazze del Friuli Venezia Giulia. Fi ha superato il 12% (rispetto il 10,7% dei voti del 4 marzo alla Camera). Bene anche il partito di Giorgia Meloni, che cresce anche se di poco (5,4% rispetto al 5,3 di due mesi fa).

Se i Cinque Stelle piangono, il Pd di certo non sorride. Il partito non è riuscito a fermare l'inarrestabile emorragia di voti che lo perseguita da due anni. I consensi raccolti in questa consultazione (18,1%) sono inferiori, seppur di poco, rispetto alle politiche (18,6% alla Camera) e sanciscono che il trend negativo non è terminato. Ora gli occhi di tutti non sono più puntati su Trieste, dove il nuovo presidente Fedriga ha già annunciato radicali cambiamenti nella politica regionale, ma su Roma.

È qui che si gioca la vera partita: il Friuli Venezia Giulia è stato solo l'ultimo tassello di un mosaico che indica, semmai ce ne fosse stato bisogno, cosa si aspettano gli italiani.

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