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La premier ora è mamma Due mesi di congedo (che non fanno scandalo)

Jacinda Ardern ha partorito. Prima di lei solo la pakistana Bhutto. Starà via sei settimane

La premier ora è mamma Due mesi di congedo (che non fanno scandalo)

«Benvenuta nel nostro mondo, piccolina». Con la nuova arrivata fra le braccia, al fianco il marito e noto conduttore tv Clarke Gayford, la premier della Nuova Zelanda Jacinda Ardern annuncia al mondo, postando una foto via Facebook, la nascita alle 16.45 ora locale (le 8.45 in Italia) della sua primogenita che - ci racconta - pesa 3 chili e 300 grammi ed è in salute. Non succedeva da circa trent'anni, dai tempi della leader pakistana Benazir Bhutto, che una donna a capo di un governo partorisse durante il suo mandato. Ma Jacinda Ardern, laburista, non è nuova ai record essendo già oggi, a 37 anni, anche la leader donna più giovane al mondo, arrivata al potere appena otto mesi fa.

Eppure l'evento, parentesi felice di una coppia sotto i riflettori, è diventato immediatamente un fatto pubblico capace di trasformarsi in bandiera per la parità di genere, nell'epoca in cui il movimento contro le molestie sessuali #metoo ha scatenato una nuova ondata femminista. Proprio nel 1990, quando Bhutto partorì la sua secondogenita, alla premier pakistana fu chiesto di lasciare il proprio incarico. Ora no. Jacinda Ardern arriva all'appuntamento con il sostegno del Paese che l'ha voluta al comando e persino - sembra incredibile - senza insulti e odio ad accompagnare la notizia sul suo profilo Facebook sommerso di «congratulazioni». Prenderà sei settimane di congedo (nel Paese che ne prevede 12 e fino al 2011 era l'unico, con gli Stati Uniti, a non contemplare maternità obbligatoria) e sarà sostituita nel frattempo dal vicepremier Winston Peters, leader del partito populista New Zealand First con cui guida il governo di coalizione. Ma - lo ha già detto - «sarà pienamente reperibile».

Lei stessa, d'altra parte, è stata sempre chiara sull'argomento: «Nella mia visione delle cose, se credi nell'equità, allora sei femminista». Al punto da essersi guadagnata parecchia visibilità, oltre che per il suo ruolo di premier donna, anche per aver definito «inaccettabile», a poche ore dalla sua elezione alla guida del Partito laburista, le domande su eventuali progetti di famiglia e figli da parte di qualsiasi datore di lavoro. A gennaio, quando aveva dato l'annuncio della gravidanza e raccontato di aver saputo di essere incinta mentre erano in corso le trattative per la formazione dell'esecutivo, usò l'occasione per lanciare un messaggio di solidarietà e normalità, rispondendo a chi le chiedeva come avrebbe fatto a conciliare lavoro e famiglia: «Non sono malata. Non sono la prima donna multitasking, non sono la prima a lavorare e avere un bambino. So che sono circostanze eccezionali ma molte altre lo hanno fatto prima di me».

In realtà, le due donne più in vista oggi alla guida di un governo, Angela Merkel e Theresa May, non hanno figli. Ma l'aver sollevato la questione, sostenendo di essere una mamma e quindi una candidata migliore della May per la leadership del Partito conservatore quando le due erano sfidanti, costò alla sua avversaria Andrea Leadsom, una (giustificata) levata di sdegno generale, pubbliche scuse e la rinuncia alla corsa finale che poi aprì a Lady May le porte di Downing Street. Grandi polemiche sollevò anche la copertina del New Statesman, settimanale conservatore inglese, che sotto il titolo «La trappola della maternità» - era il 2015 - e l'immagine di May, Nicola Sturgeon (premier di Scozia), Liz Kendall (allora in lizza per la guida del Labour) e Angela Merkel si chiedeva: «Perché così tante donne di successo non hanno figli?». Jacinda Ardern, a modo suo, risponde a questo domanda e ai pregiudizi che nasconde. Yes, you can. Come hanno dimostrato la defunta ministra della Difesa spagnola Carme Chacón, le ex ministre italiane Stefania Prestigiacomo e Giovanna Melandri, l'eurodeputata del Pdl Licia Ronzulli e ultima anche Giorgia Meloni, in campagna elettorale col pancione per Fratelli d'Italia. Intanto a Canberra, fra sei settimane, si torna al lavoro.

A casa resta papà.

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