Cronache

Presa a bottigliate da un clandestino

La donna, 79 anni, aggredita a Brera, in centro. Fermato lo straniero

Presa a bottigliate da un clandestino

Milano - Ancora violenze a Milano, in pieno centro, in pieno giorno. Domenica intorno a mezzogiorno è toccato a una donna italiana di 79 anni subire un'aggressione da uno straniero di 33 anni. La vittima stava passeggiando in piazza San Marco, nell'elegante quartiere di Brera. Il giovane è stato subito fermato dalla polizia.

L'anziana non è rimasta ferita in modo grave, è stata soccorsa in codice verde e portata all'ospedale Fatebenefratelli. Era molto spaventata quando è stata ascoltata dalla Volante della polizia che passava lì vicino e che è intervenuta richiamata dai passanti. Il motivo dell'aggressione non è chiaro, ma sembra che la 79enne e lo straniero abbiano avuto una banale e breve discussione. Per tutta reazione il giovane ha scagliato contro alla vittima una bottiglia, colpendola alla testa. Gli agenti hanno fermato l'aggressore, originario della Sierra Leone. Era esagitato e ha fatto resistenza all'arresto. Mettergli le manette non è stato facile. È accusato appunto di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate. Risulta clandestino e con precedenti penali per reati contro il patrimonio e danneggiamenti.

Intanto ieri il gip Anna Laura Marchiondelli ha convalidato il fermo e disposto il carcere per i due marocchini che nella notte tra giovedì e venerdì hanno rapinato quattro persone tra Cinisello Balsamo e Milano. In un caso la vittima colpita con un coltello è rimasta uccisa, in un altro è finita in ospedale ed è tuttora in pericolo di vita con una lesione al fegato, nei rimanenti due i rapinati sono stati feriti. Il giudice ha formulato le accuse: rapina, omicidio, tentato omicidio e lesioni aggravate in concorso. Abdenachemi Amass, 28 anni, e Saad Otmani, 30, sono stati interrogati a San Vittore sabato, assistiti dal difensore Daniela Cultrera. Sono clandestini, senza lavoro e senza fissa dimora. Hanno cercato entrambi di scaricare la colpa dei reati più gravi sul complice. «Ammetto di aver commesso un solo fatto di quelli a me contestati - ha dichiarato Amass -, quello del telefono Huawei (la rapina al peruviano di Cinisello, ndr)». Ancora: «Ero con Otmani Saad che aveva il coltello, è stato lui a colpire la vittima alla quale è caduto il cellulare che io ho preso (la studentessa inglese, ndr)». Infine: «Otmani? Ho cercato di fermarlo perché non credo che sia giusto uccidere per un telefono». E Saad: «Ammetto i fatti», tranne l'omicidio del 22enne bengalese Samsul Haque. «Anche l'altro fermato ha partecipato alle rapine (...). Il coltello lo aveva Amass». Il gip spiega nell'ordinanza emessa ieri che l'intento di uccidere dei due marocchini è certo. Hanno, si legge nel provvedimento, una «personalità violenta e spregiudicata» e il loro comportamento denota «una spiccata pericolosità sociale».

Pericolosità «massima», dimostrata dalla «impressionante sequenza di rapine commesse nell'arco di poche ore», dall'«efferatezza delle aggressioni a fronte dell'esiguità dei proventi del reato» e dalla mancanza di «remore ad accoltellare le loro vittime».

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