Politica

Prescrizione blindata: Zingaretti si consegna in manette ai grillini

In commissione i voti Pd salvano la riforma che rende eterni i processi. Iv si dissocia

Prescrizione blindata: Zingaretti si consegna in manette ai grillini

Se non altro, ora gli schieramenti in campo sono più chiari. Il Pd si appiattisce sul profilo manettaro dei Cinque stelle e con i suoi voti salva la legge Bonafede che abolisce la prescrizione dopo il primo grado. Confermata l'introduzione nell'ordinamento della pena del processo eterno.

I fatti sono scarni: ad accendere la miccia il deputato azzurro Enrico Costa che aveva presentato un progetto di legge il cui unico scopo era ripristinare le regole della prescrizione precedenti alla riforma Bonafede criticata da centinaia di giuristi. Per qualche settimana Pd e Italia viva hanno usato la proposta Costa come grimaldello per spingere i grillini a fare un passo indietro sulla prescrizione, visto che la Bonafede era stata votata dal precedente governo e per di più condizionandola a una più ampia riforma del processo, rimasta però una promessa fantasma sia con il vecchio che con il nuovo governo.

Con il passare dei giorni, di fronte al muro opposto dai 5 Stelle, risultava sempre più evidente che il Pd non avrebbe forzato la mano e si sarebbe accontentato di una qualunque concessione di facciata. Che è arrivata con la mediazione del premier Conte. Ma è una toppa peggiore del buco, come da proverbio. Pd e M5s si sono accordati verbalmente per ripristinare la prescrizione solo per gli assolti in primo grado, mentre per i condannati resta la dannazione eterna. Soluzione bocciata da molti giuristi. «Sono sconcertato», ha detto il presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick. Pollice verso anche per Giandomenico Caiazza, presidente dell'Unione camere penali, che mette in rilievo due criticità: la differenziazione della posizione dell'assolto e del condannato minano la presunzione d'innocenza (e sono a rischio incostituzionalità). «Ed è anche mostruoso -accusa Caiazza- che l'assolto rimanga sub iudice a vita solo perché il pm presenta ricorso all'assoluzione».

Ma ieri ad agitare le acque è stato soprattutto il profilo politico del voto. Il voto in commissione Giustizia alla Camera che annulla il Pdl Costa è passato di misura solo grazie al contestato voto della presidente grillina Francesca Businarolo, che finora si era sempre astenuta. «Vincono con un gol dell'arbitro», ironizza Costa. Ma c'è anche un altro effetto collaterale: si apre un nuovo fronte di ostilità tra dem e Italia viva, che si scambiano accuse reciproche.

Appena due giorni fa, nel conclave del Pd in abbazia, Nicola Zingaretti aveva proclamato che «il Pd non sarà subalterno a nessuno». A giudicare dal voto sulla prescrizione le buone intenzioni sono durate appena 24 ore. Del resto il Pd aveva ceduto senza altra contropartita apparente che non sia la permanenza al governo, anche sul taglio dei parlamentari. E ora anche sulla concessione ad Autostrada la posizione dei Dem pare vacillare.

Renzi bolla la riforma Bonafede come «obbrobbrio» e accusa il Pd: «Insegue il populismo giudiziario dei 5 stelle». «Il Pd sta subendo la contaminazione del giustizialismo grillino», rincara Roberto Giachetti. «Stupiti della posizione di Italia viva, noi non andremo mai a rimorchio di Salvini», si infuria il responsabile giustizia del Pd Walter Verini che a quanto pare considera i compagni di viaggio più importanti del merito dei provvedimenti. Renzi avvisa anche Bonafede: la riforma del processo non potrà essere un «pacchetto precotto». Ma, almeno per ora, lo scontro è soprattutto con il Pd.

Per la prescrizione c'è una prova d'appello: il 27 gennaio il pdl Costa sarà discusso alla Camera. Partita difficile per lo schieramento garantista. Occhi puntati su Italia viva. Confermerebbe il voto anche se risultasse decisivo spaccando la maggioranza? Se non ci saranno voti segreti non sarà facile mettere in crisi il fronte delle manette. «Nulla è perduto», insiste Costa. Forza Italia studia una strategia che potrebbe prevedere il deposito di nuovi emendamenti.

Ma, soprattutto, a quel punto si saprà su chi è caduta la spada di Damocle del voto in Emilia Romagna.

Commenti