Cronache

"La norma Ue peggiora la difesa del suolo"

Il presidente dei geologi: "Bisognava dire un no a Bruxelles"

"La norma Ue peggiora la difesa del suolo"

Un evento eccezionale aggravato dall'inerzia dell'uomo, dall'incapacità del Governo e dall'astrusità delle norme imposte dalla Ue.

C'è di tutto un po' dietro la tragedia di Refrontolo, secondo il presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Gian Vito Graziano.

Il Genio Civile sostiene che il corso del torrente Lierza non era ostruito. La zona appare priva di cementificazioni selvagge. Stavolta l'uomo non ha responsabilità?

«Probabilmente si può ritenere che le piogge cadute siano state così intense e condensate in un lasso di tempo talmente breve da divenire la causa primaria della sciagura. È come se in un bicchiere versassimo il doppio d'acqua rispetto al consentito. Ma non basta questo a spiegare l'accaduto».

Cosa manca perché il quadro sia completo?

«Partiamo da un dato di fatto: le precipitazioni insolite sono ormai la regola. Viviamo nel mezzo di un cambiamento climatico. Ciononostante, niente muta tutt'attorno. Eppure, è da anni che si parla di questi fenomeni. Gli accadimenti che da essi scaturiscono dovrebbero fungere da stimolo per una diversa pianificazione urbanistica e per misure di compensazione».

E invece?

«Invece niente. Nulla. Non si muove foglia. In passato, per evitare d'essere presi per sciacalli, abbiamo sorvolato su determinate questioni. Adesso, con immutato rispetto delle vittime, è giunto il momento di dire le cose sino in fondo».

Dica pure...

«C'è una diffusa incapacità di comprendere il concetto di prevenzione. Sul punto, nessuno ci ascolta. Men che meno Governo e Parlamento. Per essere chiari: non credo che per i veneti, e per gli italiani in generale, sia una priorità la riforma del Senato. Forse avrebbero preferito che le Camere schiudessero una corsia preferenziale ad altre norme, come quella che prevede la figura del geologo di zona negli organici dei Comuni. E magari anche dire ogni tanto no all'Europa aiuterebbe».

Che c'entra l'Europa con i guai idrogeologici italiani?

«Per recepire una direttiva europea, la 2000/60, lo Stato italiano ha sostanzialmente abdicato al compito di tutela del suolo. Le relative previsioni normative sono state assorbite da un decreto legislativo al quale non hanno però fatto seguito i necessari decreti attuativi. E così ogni volta che qualcosa non va si nomina un commissario, senza risultati».

Come se ne esce?

«Intervenendo e programmando. Il presidente Renzi ci ha garantito che i soldi per gli interventi ci sono. Bene: spendiamoli. Non importa quanti: iniziamo a porre in essere una serie di azioni idonee a mettere in sicurezza il territorio. Contestualmente, occorre impostare un'adeguata pianificazione dello sviluppo urbanistico. Bisogna rafforzare la conservazione del suolo, rispettando la vocazione naturale dei luoghi e valutando i rischi, senza saturare le pianure dove anche l'agricoltura va sparendo. Insomma, non si deve costruire dove non si può. E qualche volta neppure dove si può».

Vuole imbalsamare l'Italia?

«No. Voglio preservarla. Le offro un esempio: se in un comune fosse ammesso edificare a trenta metri da un fiume, precauzionalmente sarebbe meglio tenersi più lontani. La lezione che ci viene dai fatti recenti è inequivocabile: servono fondi, misure concrete, pianificazione, ma pure prudenza.

Tanta prudenza».

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