Mondo

Il presidente: "Emergenza prolungabile" Obama respinge le accuse di complicità

Revocati 10mila passaporti, una delegazione negli Usa per il caso Gulen

Il presidente: "Emergenza prolungabile" Obama respinge le accuse di complicità

E se tre mesi di stato d'emergenza non bastassero, per sedare lo stato d'ansia e l'ira funesta di herr Erdogan? Poco male, fanno sapere dai palazzi del Sultano. Se il trimestre si rivelerà insufficiente, i turchi continueranno a tenere i due piedi in una scarpa fino a Natale.

Il fermo di polizia senza convalida del giudice prima durava due giorni. Ora passerà a otto. «Bè?» Rispondono in coro i fan del presidente. Qualcun altro (sottovoce, s'intende) aggiunge: ci sono quasi 11 mila cittadini ai quali è stato virtualmente stracciato il passaporto sul naso. Impediti di espatriare, come nell'Unione Sovietica di Breznev. «E allora?», rincara la piazza, fedele all'uomo forte di Ankara. Quanto al ventilato ripristino della pena di morte, si vedrà, fa sapere il ministro della Giustizia, Bozdag. Certo non ci faremo condizionare dal parere dell'Unione Europea, aggiunge. E neppure dalle solite anime belle con la vecchia solfa dei diritti umani. Anche se il rappresentante a Istanbul di «Human Rights Watch», Andrew Gardner, si domanda apertamente se lo stato di emergenza «non rappresenti un passo indietro nel rispetto e nella protezione degli individui contro detenzioni arbitrarie e torture». Dagli Usa, su cui il governo turco preme per l'estradizione di Fetullah Gulen, considerato da Erdogan la mente del tentato colpo di Stato, è intervenuto il presidente Barack Obama bollando come «totalmente falsa» ogni insinuazione di Ankara sulla presunta complicità nel golpe. Sul dossier per l'estradizione, Washington ha fatto sapere che si muoverà secondo «procedure di legge». Per questo una delegazione ministeriale turca andrà negli Stati Uniti: sul tavolo l'ipotesi di una commissione congiunta che esamini il caso.

Fra militari e poliziotti continua nel frattempo l'ondata di suicidi inaugurata all'indomani del fallito golpe. C'è chi si uccide per la vergogna di non aver saputo impedire il tentato putsch, come il comandante di brigata Levent Onder; e chi si uccide per non affrontare l'onta del carcere, come è il caso di un governatore distrettuale e di tre poliziotti sospesi dal servizio con l'accusa di aver partecipato al colpo di Stato.

Golpe che potrebbe essere ritentato, ha detto Erdogan in un'intervista all'agenzia Reuters. «Ma sarà piuttosto difficile, perché stavolta siamo molto vigili e attenti», ha aggiunto. Però non si può mai sapere, sottolinea il vicepremier Kurtulmus, secondo il quale «possono esserci tentativi isolati di assassinio o può esserci qualcuno pronto a farsi esplodere. Bisogna stare attenti a queste provocazioni». Contrari al colpo di Stato, ma allo stesso tempo fieri oppositori di Erdogan si dicono i curdi del partito Hdp, leali alle istituzioni («non a Erdogan»). Fra le provocazioni, il regime di Erdogan annovera anche le dure prese di posizione delle cancellerie europee, preoccupate dalla virata liberticida del governo.

Tesissimi i rapporti con la Germania, col portavoce di Angela Merkel che ritiene «improbabile» l'apertura di nuovi capitoli nella trattativa Ue-Turchia.

Commenti