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Presidente, non sono razzista: basta sceneggiate napoletane

Presidente, non sono razzista: basta sceneggiate napoletane

Prendi due gol dall'Atalanta per via della pioggia, tre a Madrid per assenza di «cazzimma» da parte di tutti, a cominciare da mister Sarri che ha sbagliato la formazione, altri tre contro la Juve, ovviamente, per colpa dell'arbitro, e ancora tre in casa al ritorno con il Real, questa volta a causa dei giornalisti. Non giornalisti qualsiasi, ma quelli del Nord che odiano il Napoli, che scrivono sulla Gazzetta dello Sport, quotidiano antisudista, ennesima espressione di un paese spaccato in due, buoni contro cattivi.

Se queste affermazioni fossero state pronunciate da un tifoso, in delirio agonistico post-partita, forse avremmo riso sui contenuti paradossali e assurdi causati dalla cocente delusione. Chi ha la mentalità ultra, qualsiasi mestiere faccia, pure l'intellettuale, in determinate situazioni non capisce più niente. Chi poi è abituato a perdere, o almeno a non vincere, fa fatica a rassegnarsi a terminare l'ennesima stagione anzitempo, allo sbocciare della primavera. Va capito e compreso, con un minimo di solidarietà umana, perché prima o poi capita a chiunque.

Al fischio finale di NapoliReal Madrid 1-3 è invece sbottato il presidente Aurelio De Laurentiis, uomo di cinema che dagli attori evidentemente ha assunto la verve comica. Invece di arrabbiarsi per avere preso due gol gemelli su calcio d'angolo dallo stesso avversario Sergio Ramos, al posto di spiegarsi perché al suo Napoli capita sovente di crollare nella ripresa dopo un ottimo primo tempo, ha indicato al pubblico ludibrio i giornalisti, colpevoli di chissà quale reato se non fare il loro mestiere.

Con toni degni di un leghista all'incontrario, De Laurentiis ha rimarcato la parola «odio. Brutta, davvero brutta. Falsa e non corrispondente al carattere ironico e sarcastico della più parte dei tifosi azzurri. Basta farsi un giro a San Gregorio degli Armeni, la strada dei presepi, dove si vendono le statuette di Higuain con la nuova maglia bianconera, al massimo accompagnata dalla scritta Core Ngrato. L'amaro tradimento archiviato, in nome dell'ironia. Peccato che c'è sempre qualche idiota che a certe frasi ci crede, tipo il criminale che solo pochi giorni fa ha incendiato l'auto di Mimmo Malfitano, collega della Gazzetta, accusato di essere tifoso della Juventus, squadra che peraltro dopo il Napoli conta tradizionalmente più supporter meridionali. Sarebbe stupido pensare che dietro il grave atto vandalico ci sia un mandante, altrettanto assurdo tentare di convincere il lettore che una sconfitta sia colpa di agenti esterni. Il giornalismo, per quanto di parte, non ha mai avuto così grande potere, sennò qui a Torino di Champions League ne avremmo vinta qualcuna di più.

Peccato continuare con questa pantomima tra Nord e Sud, senza il divertimento dei film con Bisio e Siani. Non ci piace il generico discorso del Mezzogiorno piagnone versus lo strapotere delle metropoli padane, detestiamo il luogo comune di Napoli uguale Gomorra, dove lo Stato non c'è, e di Torino e Milano (o almeno di una parte) che lamentano lo spreco in termini di assistenzialismo. Che almeno lo sport si liberi di queste frasi fatte, vecchie e scontate. Accettare una sconfitta è difficile, la rabbia totalmente legittima, ma almeno si cerchino capri espiatori più probabili.

Speriamo (per i suoi tifosi) che al presidente De Laurentiis torni presto la ragione, che la partita col Crotone lo sta aspettando.

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