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La presidente Pd si pagava la colf con i soldi pubblici

Regione Campania, scandalo Rimborsopoli: sottratto un milione di euro solo in un anno

La presidente Pd si pagava la colf con i soldi pubblici

L'attuale presidente Pd del Consiglio regionale della Campania utilizzava i soldi del gruppo per pagarsi la cameriera in un immobile a Lioni, in provincia di Avellino. Le fatture e le giustificazioni esibite da Rosetta D'Amelio non sono state però sufficienti a evitarle la condanna della Corte dei Conti per un danno erariale complessivo di 20mila euro (la collaboratrice domestica è costata invece 4.200 euro). La dem D'Amelio, deluchiana di ferro, aveva affermato nel corso del processo davanti ai giudici contabili che in quell'appartamento fosse stata allestita la sua segreteria politica e che quindi fosse autorizzata a utilizzare il budget istituzionale per le necessità correnti dell'alloggio. La presidente del Consiglio non ha però mai portato alcuna prova che dimostrasse effettivamente la cosa. Dunque, dovrà rimborsare quanto illegittimamente percepito. E con lei la quasi totalità dei componenti della scorsa legislatura. In totale 56 consiglieri che hanno provocato un «buco» di bilancio di oltre un milione di euro per la sola annualità 2011. Raffica di sanzioni per i big del Pd. Dall'ex sottosegretario Umberto Del Basso de Caro (17mila euro tra carburante e finanziamenti al partito) all'europarlamentare Nicola Caputo (21mila euro per ristoranti e hotel e acquisto giornali).

Rimborsi gonfiati o addirittura fantasma che riguardano, per lo più, i contratti di collaborazione con staffisti e addetti stampa. Molto spesso, è emerso dalle indagini della Guardia di finanza, le somme indicate nei contratti non corrispondevano in alcun modo a quelle versate. Addirittura in alcuni casi non erano proprio corrisposte agli aventi diritto. È il caso, ad esempio, del consigliere Lello Topo, ex sindaco piddino di Villaricca e uomo molto vicino a Luca Lotti e a Matteo Renzi. I magistrati contabili hanno accertato che la documentazione riguardante i 12.600 euro giustificati come salari per gli assistenti «non è confortata da alcun ulteriore prova in relazione alla concreta movimentazione del denaro in favore degli stessi». Era tutto solo su carta, insomma. Addirittura, proprio la D'Amelio aveva depositato a sua difesa i contratti di collaboratori sui quali era espressamente prevista la clausola della «gratuità». Ragazzi e ragazze che lavoravano in un'Amministrazione pubblica senza percepire nemmeno un euro ma presi come «scudo» per evitare la sanzione.

Per l'attuale renzianissimo capogruppo consiliare Mario Casillo la condanna al rimborso è pari a 31mila euro. Le spese da lui sostenute per contributi al Pd e ad associazioni culturali di area sono stati ritenuti non meritevoli di accoglimento. Medesima contestazione è stata mossa pure ad Antonio Marciano che ha versato 5mila euro alla «Fondazione Sudd» come quota di iscrizione annuale: dovrà restituirli alle casse del Consiglio. Antonino Amato, ex consigliere che ha lasciato lo scranno alla figlia Enza, dovrà pagare di tasca propria i 18mila euro spesi anche per utenze telefoniche e tablet non meglio identificate. Un po' come è accaduto all'ex consigliere Luciano Schifone (ex Pdl, ex Fratelli d'Italia) che ha utilizzato oltre 5mila euro del gruppo per le utenze di casa spacciata per sede politica. Condannato, infine, anche l'ex governatore Stefano Caldoro.

Nel mirino delle Fiamme gialle 10mila euro di spese di rappresentanza per incontri ed eventi lontani da Palazzo Santa Lucia.

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