Politica

Preso il pusher marocchino che ha investito un poliziotto

È finita dopo due giorni la fuga di Amine Soufiane, il marocchino che venerdì aveva travolto, a Mariano Comense, un poliziotto di Lecco per sfuggire alla cattura. L'agente, Sebastiano Pettinato, 33 anni, ferito gravemente, dovrebbe comunque cavarsela.

Da quel momento, da Nord a Sud del Paese era scattata una massiccia caccia all'uomo. La foto del ricercato stampigliata su tutte le auto delle forze dell'ordine, ad ogni frontiera, in ogni stazione, scalo marittimo o aeroporto. Ieri gli investigatori dello Sco e della Mobile di Milano lo hanno bloccato a pochi passi dal suo rifugio, in via Civitali, zona San Siro, poco prima che al Meazza cominciasse la partita. Amine Soufiane, 19 anni, in Italia clandestino e spacciatore, intorno alle 16 era in strada accanto a un amico, pure lui irregolare e già conosciuto agli investigatori, che gli stava dando protezione.

Stavolta l'extracomunitario non ha avuto possibilità, nemmeno si è accorto di cosa stesse accadendo prima di sentire il «clic» delle manette attorno ai polsi. Se prima era un «semplice» ricercato con l'accusa di traffico di stupefacenti adesso l'imputazione è ben più pesante. Ovvero tentato omicidio. E perdipiù di un poliziotto.

Proprio per evitare il carcere venerdì scorso, accortosi degli uomini in borghese che si preparavano a fermarlo, aveva ingranato la quarta della sua Seat Ibiza investendo l'agente che gli si parava davanti. Poi la fuga, verso il capoluogo lombardo, probabilmente in treno. Tentare di uscire dal Paese, a questo punto, sarebbe stato un azzardo anche per uno come lui, pronto a tutto. In troppi lo cercavano, difficile pensare di oltrepassare qualche confine. Così aveva scelto di mimetizzarsi nella metropoli. Una nota polemica arriva, comunque, da Franco Maccari, segretario del Coips, sindacato indipendente di polizia. «Vogliamo ribadire -spiega- che questa vicenda si sarebbe potuta evitare, se solo il nostro collega avesse avuto uno a disposizione uno spray antiaggressione con il quale rendere inoffensivo il criminale che poi lo ha travolto. Quando si affrontano persone violente, o semplicemente fuori di sé, la pistola d'ordinanza è totalmente inutile. Basterebbe utilizzare strumenti non letali».

AAcq

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