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Il pressing del Colle: conti a posto in fretta

Mattarella invita la maggioranza a smettere di litigare. È in ballo il nostro futuro

Il pressing del Colle: conti a posto in fretta

Roma - Fate qualcosa, perché c'è un Paese da salvare dal crac. E fate presto. «La tempestività nell'assunzione e nell'esecuzione delle decisioni di governo diventa sempre più essenziale», dice da Napoli Sergio Mattarella. Debito alle stelle, deficit fuori controllo, crescita quasi zero, l'aumento dell'Iva da scongiurare, trenta miliardi da trovare nella prossima Finanziaria. Le stime Ue, che prevedono un salto al 3,5 per cento del rapporto con il Pil, erano «attese e previste» dal Colle e segnalano come sia in difficoltà tutto il continente, «non solo noi». Però il rapporto mette comunque a nudo la pessima situazione italiana. La procedura d'infrazione scatterà solo dopo il voto, ma al Quirinale è già suonata la sirena. Quale esecutivo, ci si chiede, sarà in grado di varare una manovra lacrime e sangue?

Quello in carica sembra aver archiviato la dolorosa incombenza, o perlomeno ha postdatato il problema al 27 maggio perché adesso sono tutti concentrati sulla campagna elettorale. Ma dopo? Reggerà Giuseppe Conte al previsto rimescolamento di carte? Esisterà ancora una maggioranza giallo-verde capace dei necessari interventi di rigore che l'Unione ci chiederà? Serve tempo, e tempo non ce n'è. Da qui l'appello del capo dello Stato alla necessaria «rapidità» delle decisioni.

Certo, dicono dal Colle, anche la stima della Ue va presa con una certa dose di freddezza: in fondo il governo ha impostato la Finanziaria su una crescita dello 0,2 per cento mentre Bruxelles riduce la cifra a 0,1. Giovanni Tria infatti sostiene che «le stime dell'Unione sono in linea con le nostre» e Conte definisce «ingenerose» le previsioni. Però non si può nemmeno stare fermi in attesa della tempesta.

Mattarella, parlando al Simposio Cotec Europa, insiste perciò sul concetto della velocità, legandolo alla tempestività delle risposte che la pubblica amministrazione deve dare per seguire «il cambiamento». Si tratta, spiega, «di sincronizzare la rapidità del propagarsi e consolidarsi delle innovazioni più radicali nei comportamenti quotidiani». Il presidente si riferisce alla sfida digitale, che è l'oggetto del convegno con gli altri capi di Stato, però il richiamo vale pure per l'instabilità dei nostri conti: del resto da settimane il presidente batte sullo stesso tasto. «Il peso obiettivo del debito pubblico ha detto nel discorso del primo maggio - impone cura e attenzioni particolari per rafforzare la fiducia degli investitori, per tutelare il risparmio degli italiani, per tenere in equilibrio programmi di spesa e finanziamenti realistici». Niente spese pazze. É «un dovere pubblico a cui non ci si può sottrarre».

Insomma, servirebbe una mossa, uno scatto di reni, un'assunzione di responsabilità di chi governa il Paese, forte della volontà popolare espressa solo un anno fa. Invece, visto dall'ottica del Colle, tutti gli sforzi della maggioranza sono rivolti altrove. La litigiosità interna poi, diventata ormai una guerra interna a campo aperto su qualunque argomento, non aiuta. In più, tutto è fermo in attesa delle europee.

E da giugno la questione economica s'intreccerà con un eventuale rimpasto di governo: al di là del caso Siri, in caso di netta vittoria leghista, alcuni dicasteri Cinque stelle sembrano a rischio. Mattarella potrebbe concedere un rinnovamento tra i sottosegretari.

Ma per cambiare anche i ministri servirebbe un Conte bis.

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