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"Pressioni e ricatti per appalto da Tiziano Renzi e Verdini"

Nelle carte dell'inchiesta anticipate da L'Espresso, il racconto dell'ad Consip ai pm: "Mi dissero che erano gli arbitri del mio destino professionale"

"Pressioni e ricatti per appalto da Tiziano Renzi e Verdini"

"L'imprenditore Carlo Russo mi ha chiesto di intervenire su un appalto da 2,7 miliardi di euro per conto del babbo di Matteo e di Verdini".

È la dura accusa che Luigi Marroni, ad di Consip, ha lanciato parlando con i pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano che stanno indagando sulla vicenda. Lo sostiene l'Espresso che anticipa online le carte dell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'imprenditore Alfredo Romeo. "Mi dissero che erano gli arbitri del mio destino professionale", avrebbe aggiunto Marroni, parlando di una sorta di "ricatto" subìto appunto da Carlo Russo per conto di Tiziano Renzi e Denis Verdini, affinché intervenisse sulle Commissioni che dovevano decidere su un bando per favorire una determinata società. Ma anche di "incontri" segreti con papà Renzi - che gli chiedeva di "accontentare" le richieste di Russo - e di "aspettative ben precise" da parte dei due, che non mancavano di ricordargli che la sua nomina era avvenuta proprio grazie a loro.

Ma i pm stanno indagando anche sulla francese Cofely, a cui sarebbero stati assegnati più lotti rispetto al concorrente (il gruppo di Romeo, appunto). Marroni ha raccontato di essere stato avvicinato nel 2015 da Ignazio Abrignani, deputato di Ala) che, parlando "per conto di Verdini", avrebbe fatto pressioni proprio a favore dei francesi e per di più per un appalto strategico.

Circostana smentita da Abrignani, che bolla le pressioni come "un equivoco" e racconta di essere andato da Marroni solo per chiedere "quanto tempo ci avrebbero messo a decidere in via definitiva".

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