Politica

Senatore Ncd torna con Berlusconi. Il Cav: lo chiedono loro

Dopo lo strappo di D'Alì, smentite le voci di campagna acquisti. Oggi vertice Toti-Giorgetti-La Russa sulle alleanze

«M a quale campagna acquisti! Se alla mia porta c'è la fila di esponenti di Ncd pronti a tornare in Forza Italia non è certo colpa mia... Invece di lanciare accuse infondate, qualcuno dovrebbe farsi un esame di coscienza». Silvio Berlusconi non ci gira troppo intorno e a chi ha occasione di sentirlo nel giorno in cui il senatore Antonio D'Alì lascia il partito di Angelino Alfano per rimettere i panni azzurri ripete come un mantra la stesso concetto: ma quale scouting o “operazione Lassie”, la verità è che più si avvicinano le tornate elettorali (di novembre e della primavera 2015) e più nel Ncd «cadono come pere mature». D'altra parte, è il senso dei ragionamenti dell'ex premier, sono i sondaggi ad essere implacabili: nel caso si presentasse alle elezioni alleato con il centrosinistra, infatti, Ncd è quotato tra l'1,2 e l'1,3%. Numeri che agitano non poco deputati e senatori del partito di Alfano.

Riflessioni e considerazioni, quelle di Berlusconi, fatte rigorosamente in privato. Il leader di Forza Italia, infatti, ha voluto ascoltare il consiglio di Augusto Minzolini - che lo aveva invitato a «non replicare ad Alfano» perché «non si interloquisce con il niente» - e ufficialmente si è limitato a salutare «con gioia» la decisione di D'Alì. «Le sue motivazioni politiche - dice l'ex premier - dimostrano che oggi chi crede negli ideali del centrodestra non può che avere come riferimento Forza Italia». Una decisione, quella del senatore siciliano, maturata perché «la componente di governo liberale che dovrebbe garantire l'equilibrio con le istanze della sinistra» è ormai «decisamente minoritaria nei numeri e nella capacità di incidere nelle scelte». Senza considerare che «la decisione maturata un anno fa di sostenere la governabilità» con Ncd avrebbe dovuto «mantenere inalterata la compattezza del centrodestra», cosa che invece non sta accadendo. Tutti argomenti su cui Berlusconi e D'Alì si sono confrontati domenica sera, durante un lungo incontro ad Arcore nel quale il senatore siciliano gli ha anticipato le sue intenzioni.

E il suo, con ogni probabilità, sarà il primo di una lunga serie di addii ad Alfano. Più si avvicinano le regionali - soprattutto la corposa tornata della prossima primavera - più sul territorio i portatori di voti dovranno decidere da che parte stare. Che tradotto significa o con Forza Italia o contro. D'altra parte, che i rapporti tra Berlusconi e Alfano siano ai minimi termini non è un mistero, tanto che in privato l'ex premier esclude un riavvicinamento a meno che - confidava giorni fa - Angelino non ammetta di aver fatto un errore a tradire il mandato di chi l'ha votato appoggiando un governo di sinistra. Insomma, il botta e risposta di ieri tra il ministro dell'Interno e Giovanni Toti è solo l'ultimo atto di una tensione palpabile da mesi e mesi. Se Alfano ha definito «tristi» le dichiarazioni della tesoriera azzurra Maria Rosaria Rossi perché consegnerebbero i moderati alla «marginalità più assoluta», il consigliere politico di Berlusconi gli ha replicato con un tweet al vetriolo: «Essere triste per le sorti del centrodestra seduto su una poltrona di ministro di un governo di sinistra #stranidolori».

Intanto, proseguono le trattative tra Forza Italia e il resto del centrodestra in vista delle regionali. Oggi - probabilmente nel “campo neutro” del Senato è infatti in programma un incontro tra Toti e Altero Matteoli (per Forza Italia), Giancarlo Giorgetti (Lega) e Ignazio La Russa (Fratelli d'Italia) per discutere dei candidati governatori della tornata di primavera.

Al netto, ovviamente, degli uscenti Luca Zaia (Veneto) e Stefano Caldoro (Campania) che saranno ripresentati.

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