Politica

Il principe Carlo ad Amatrice (senza il sindaco)

L'erede al trono inglese nella «zona rossa». Pirozzi non entra: «Lo farò quando sarà ricostruita»

Anna Maria Greco

Roma «Spero di non essere d'intralcio». Il principe Carlo d'Inghilterra è appena sceso dall'elicottero che l'ha portato ad Amatrice. Indossa un caschetto bianco sull'impeccabile completo grigio chiaro gessato ed entra nella «zona rossa». Avanza come un alieno, nel silenzio delle macerie di Corso Umberto I e arriva fino alla torre civica, simbolo del comune reatino colpito dal terremoto. Si guarda intorno sgomento, di fronte a tanta devastazione, poi chiede spiegazioni al capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, l'unico a seguirlo.

Il sindaco Sergio Pirozzi l'ha accompagnato alle porte dell'area più pericolosa. «Dove si trovava al momento del terremoto?», gli ha chiesto l'erede al trono inglese. «Mi sono reso conto che il paese non esisteva più-ha risposto lui -vedendo la porta del 1400 della chiesa completamente crollata». Poi ha lasciato il principe di Galles proseguire da solo. «Dal 24 agosto - ha spiegato Pirozzi-non ci sono più entrato, perché guardo al futuro. Tornerò in centro storico quando sarà ricostruito».

Dopo Firenze e Vicenza è il momento più triste del tour in Italia di Carlo d'Inghilterra. Quello dell'incontro con una realtà che trasuda dolore. Il figlio di Elisabetta II parla a lungo con i soccorritori del Centro operativo intercomunale, vuole saperne di più sulle condizioni di lavoro, sui problemi dell'emergenza e della ricostruzione. Incontra Stefano Petrucci, sindaco di un altro comune distrutto, Accumoli e il vescovo di Rieti, Domenico Pompili. Sembra commosso quando depone una corona di fiori bianchi e gialli davanti al semplice memoriale di pietra per le vittime del sisma. Intorno, una piccola folla, qualche bandierina con l'Union Jack, ma non c'è allegria neppure nei bambini che la sventolano. A San Cipriano Carlo visita le scuole di moduli che hanno sostituito quelle crollate. La dirigente scolastica accenna un inchino un po' goffo, ma non è il momento dell'etichetta. Ecco il padiglione di Save The Children e l'area food, che ospiterà negozi distrutti del centro storico. Ai residenti nelle casette realizzate nell'excampo Lazio, Carlo esprime la sua vicinanza.

Su una parete qualcuno ha scritto, nei colori del vessillo inglese, «Welcome Prince».

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