Politica

Un processo alla Storia coi toni di farsa

Un processo alla Storia coi toni di farsa

Le pistole tacciono, per fortuna, da molto tempo. Ma gli echi dei colpi rimbombano ancora oggi. Gli anni Settanta, gli anni di piombo, gli anni del brigatismo rosso, sono come un'alta marea che continua ad avanzare e mangiare la spiaggia delle relazioni internazionali: prima hanno occupato gli anni Novanta, poi hanno invaso l'inizio del nuovo secolo, ora eccoli qui a sfidare il presente.

Siamo sempre alle solite: Cesare Battisti, perennemente in fuga e sempre sul punto di essere consegnato alla nostra giustizia. Prima la Francia, poi il Brasile. In mezzo la giostra delle letture ideologiche della nostra storia. La gauche parigina del 1990 e dintorni dev'essersi fatta un'idea tutta sua del nostro Paese: l'Italia diventa la stanza buia dei processi speciali, delle leggi tirannicide, pure delle torture. Qualcosa di inverosimile, persino di grottesco, pur con tutti i limiti e i difetti del nostro sistema giudiziario e della nostra classe politica. Il terrorismo non c'è più da un pezzo, ma l'interpretazione terroristica della storia si, quella impazza. E non va in pensione nemmeno con il terzo millennio. Non è facile ammettere che Cesare Battisti, al di là del nome e del cognome che giocano con la grande storia e scomodano la figura dell'eroe impiccato dagli austriaci, era solo un radicalizzato - come si direbbe oggi - insomma un piccolo delinquente che in carcere si convertì ad un'ideologia sanguinaria e partecipò ad una sequenza di quattro delitti feroci e insensati. E allora fraintendimenti e bugie corrono a braccetto anche nel Brasile della coppia Lula-Rousseff. Lula macchia l'ultimo giorno della sua presidenza, speranza per milioni di disperati, bloccando l'estradizione dell'assassino e azzerando ancora una volta le lancette della storia. La cronaca si dilata ancora e non può andare in archivio. Sopravvive come una mummia, un corpo imbalsamato, come se quel passato ormai lontano potesse lambire la nostra epoca che non sa nemmeno più cosa fossero quei gruppi armati e deve fare i conti con un altro radicalismo ancora più crudele, quello islamico. Ora gli ultimi giorni della presidenza Temer, cui seguirà quella ancora più a destra di Bolsonaro, potrebbero finalmente chiudere questo interminabile processo alla storia.

Che, ormai, ha i colori della farsa.

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