Politica

La Procura a caccia di politici guidata da un nuovo Borrelli

A Napoli un altro pool dopo quello di Tangentopoli '92: dall'inchiesta su Quarto a quella di Villa di Briano su un europarlamentare Pd. Alla guida l'omonimo del capo di Mani Pulite

La Procura a caccia di politici  guidata da un nuovo Borrelli

Forse non siamo ancora al passaggio della borraccia, come fra Bartali e Coppi. Ma certo ora lavorano nello stesso team. Catello Maresca e Henry John Woodcock, ovvero i due pm di punta dell'antimafia napoletana. Woodcock è da anni sulle prime pagine dei giornali e su di lui è stata scritta, fra peana e invettive, un'intera biblioteca. Ma anche Maresca marcia a pieni giri. Il suo libro sulla cattura del boss Michele Zagaria, L'ultimo bunker, ha suscitato polemiche e scintille. E giusto ieri se n'è uscito dritto dritto e politicamente scorretto scomunicando su Panorama i duri puri di Libera: «Ci sono associazioni antimafia che tendono a farsi mafiose loro stesse». Con pronta controreplica di un piccatissimo don Ciotti: «Sconcertante. Lo querelo».Ma questo è il contorno. La sostanza è che la coppia in toga sta menando fendenti durissimi alla nomenklatura napoletana. Woodcock è nel pool che ha alzato il sipario sulle disavventure dei 5 stelle in quel di Quarto, oggi il Comune più famoso d'Italia dal punto di vista giudiziario. Maresca conduce invece l'indagine che ha aperto uno squarcio sul malaffare nel Casertano, con epicentro a Villa di Briano, 25 chilometri soltanto da Quarto assediata. Solo che in questo caso al centro dell'investigazione c'è l'europarlamentare del Pd Nicola Caputo.Tamburi di guerra della procura, si potrebbe titolare, alla vigilia dell'appuntamento clou: la partita, prevista in primavera, per il nuovo sindaco di Napoli. Ma bisogna stare attenti a dare letture semplificate. Certo i pm di Napoli sono pm pm, assai aggressivi. Pronti a colpire col bisturi il nodo malato degli intrecci fra camorra e politica. E così, nella terra dove il centrodestra è in disarmo, è inevitabile che gli strali bersaglino Pd e grillini. A mettere insieme le forze ci ha pensato il capo dell'ufficio, Giuseppe Borrelli. Un cognome ingombrante che evoca fatalmente, vent'anni dopo, suggestioni e rimandi. Dalla Tangentopoli ambrosiana alla nuova Mani pulite campana. Ironia della sorte, Borrelli arriva da Catanzaro e a Catanzaro nel 2009 raccolse i cocci delle inchieste condotte dall'ex collega Luigi de Magistris: fra queste in particolare Poseidone che portò faticosamente alla conclusione, anche se ormai il tarlo della prescrizione si era mangiato quasi tutto.È stato dunque Borrelli a trovare la giusta alchimia. Maresca, per capirci, aveva aperto un filone molto importante che puntava sulla metanizzazione nel Casertano e passava per il boss dei Casalesi, Antonio Iovine. Insomma, il magistrato napoletano aveva messo nel mirino la Cpl Concordia, il colosso emiliano delle coop rosse, ma fu il solito Woodocok - a Napoli, ma non ancora sul fronte dell'antimafia - a rubargli la scena, raggiungendo la stessa Cpl dal lato della corruzione: la metanizzazione nell'isola di Ischia con tanto di arresto del sindaco pd Giuseppe Ferrandino.Insomma, è facile ipotizzare e immaginare gelosie e rivalità, ma il nuovo Borrelli e il nuovo pool hanno messo tutti d'accordo. C'è spazio e gloria per tutti. E a beneficiare dei guai dei due principali competitor potrebbe essere proprio lui: Luigi de Magistris, che pure ha avuto i suoi guai ed era stato disarcionato dalla poltrona di primo cittadino per via della legge Severino. Ora che si è riseduto sul suo scranno vuole rimanerci incollato; a suo tempo aveva rotto platealmente con Beppe Grillo ma continua a coltivare quell'elettorato che culturalmente è molto vicino al suo modo di essere: movimentista, trasversale e giustizialista. Certo, i sogni arancioni dell'ex pm in bandana si sono infranti contro una realtà sempre più nemica. Ma de Magistris spera che le inchieste possano spegnere le altre stelle.

Anche se la sua non brilla più.

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