Ponte crollato a Genova

La procura e l'ipotesi sul crollo: "Possibile rottura di un tirante"

Uno degli stralli avrebbe ceduto. Sequestrati due monconi del ponte. Pochi indizi dai filmati acquisiti

La procura e l'ipotesi sul crollo: "Possibile rottura di un tirante"

Cause e ipotesi sulla «morte» di un malato cronico. Il Procuratore della repubblica di Genova Francesco Cozzi spiega la fragilità' del ponte Morandi: «A suo modo era un capolavoro, bellissimo da vedere, ma abbiamo anche capito che era vulnerabile. Se fosse venuto giù un pezzo, quel pezzo si sarebbe tirato dietro tutto il resto». Un puzzle delicatissimo in cui bastava una tessera fuori posto per disequilibrare tutta la struttura. E allora i tecnici sono al lavoro per capire cosa abbia innescato la catastrofe. Il sospettato numero uno è uno dei tiranti, i famosi stralli, vanto dell'opera, che dovevano essere sostituti con un bando da 20 milioni, l'eliminazione del cemento e l'impiego solo dell'acciaio: «Ci sono video e testimonianze che vanno in questa direzione», afferma il professor Antonio Brencich, professore all'università di Genova e membro della Commissione nominata dal ministero delle Infrastrutture. Un tirante avrebbe ceduto e però il procuratore Cozzi mette le mani avanti: «La rottura del tirante è un elemento importante emerso nelle ultime ore e, però, dobbiamo collocare questo evento dentro una possibile sequenza: il tirante ha provocato il crollo fatale o è a sua volta conseguenza del collasso di un elemento sottostante, per esempio la soletta?».

Ragionamenti ad alta voce che cercano di illuminare quel che per ora resta oscuro, come un mistero doloroso e inquietante. Cosa può essere accaduto, forse un concorso di cause? «Pioggia, tuoni, eccesso di carico sono ipotesi fantasiose», replica Brencich. Insomma, il ponte non può essere venuto giù perché infuriava il temporale e nemmeno la caduta di un fulmine, che molti hanno descritto, può chiarire quel che è accaduto. Dunque, si prova a circoscrivere e a scartare quel che appare superfluo per la comprensione degli avvenimenti.

Ma la ricerca si annuncia lunga e complessa: la procura, come anticipato ieri dal Giornale, ha nominato due consulenti, due ingegneri, Renato Buratti e Pier Giorgio Malerba, che, per dare un nome al trauma vissuto dalla struttura, si concentreranno sulle macerie per 60 giorni, il tempo chiesto per completare le analisi. Intanto, la procura ha sequestrato i due monconi del ponte, un atto che sin dal primo momento appariva scontato. E però sempre in procura traspariva ieri una certa delusione per la qualità dei filmati sequestrati: «Pensavamo - riprende Cozzi - che ci fornissero immagini nitide, decisive per capire come mai la struttura sia sprofondata in quel modo». Ma cosi, a quanto pare, non è: una webcam era puntata altrove e non ha inquadrato nulla di significativo, l'altra ha ripreso gli attimi decisivi, ma da lontano, fra pioggia e nuvole basse. «Speriamo - e il magistrato lancia una sorta di appello - che il lavoro capillare di ricerca ci porti qualche regalo inatteso. Ad esempio il video di in cittadino che proprio in quel momento si dilettava a riprendere i piloni».

Speranze e la paura di restare impigliati dentro un'indagine troppo complicata. «Il tempo e la qualità vanno a braccetto», ripete Cozzi che promette un'inchiesta solida e approfondita ma non lenta. Ora la parola passa ai tecnici: se non si capiscono le cause del disastro è impossibile formulare capi d'imputazione. Dunque, nessun iscritto al registro degli indagati, almeno per ora, mentre si procede per tre reati: il disastro colposo, l'attentato alla sicurezza dei trasporti e l'omicidio colposo plurimo, il più grave sulla carta con pene fino a 15 anni di carcere.

(ha collaborato Valentina Carosini)

Commenti