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Prodi fa il tifo per i "cespugli" e lancia Gentiloni leader

Allarme sondaggi: il Prof scende in campo per la lista Insieme. La stoccata agli "amici" D'Alema e Bersani

Prodi fa il tifo per i "cespugli" e lancia Gentiloni leader

«Non farò campagna elettorale», aveva garantito a inizio febbraio.

Ieri invece Romano Prodi è sceso decisamente in campo, facendo una pubblica dichiarazione di voto per una lista minore del centrosinistra e - soprattutto - un solenne endorsement a Paolo Gentiloni, che era con lui a Bologna alla presentazione di Insieme, che raccoglie Socialisti, Verdi e ulivisti della prima ora. A far cambiare idea al Professore sono stati vari fattori: la lettura dei sondaggi, che allarmano; la volontà di dare una esplicita benedizione alla leadership del premier (anche a futura memoria) e - last but not least - l'intenzione di delegittimare ulteriormente (pur chiamandoli «amici», ma amici «che sbagliano profondamente») agli scissionisti di Leu, proprio dal cuore della rossa Emilia.

La dichiarazione di voto per Insieme gli è stata sollecitata da un vecchio amico e sodale come Giulio Santagata, che di Prodi fu anche ministro (alla «attuazione del programma») e che ora è tra i promotori della lista: «A Insieme mi sento particolarmente legato - ha spiegato Prodi - perché porta avanti la logica che era il mio sogno, il mio compito, la mia coerenza con la vita, quello di mettere insieme i diversi riformismi». Dunque Prodi non vota Pd: può apparire come una presa di distanza (e di certo la sintonia tra l'ex premier e il leader del Pd Matteo Renzi è tutt'altro che a prova di bomba) ma in realtà la scelta è stata fatta con l'assenso dei vertici Dem, che ne erano informati: il rischio che due delle liste alleate, Insieme e la Civica Popolare di Beatrice Lorenzin, non riescano a raggiungere l'1% è alto, e in quel caso i voti andrebbero totalmente dispersi e non sarebbero convogliati sulla coalizione. Dunque aiutare queste liste a superare il quorum è nell'interesse del Pd medesimo: «Che però - lamenta Santagata - non ha colto che il centrosinistra è più grande del Pd». Diverso il caso della Lista Bonino, che viene data in forte crescita e che - si dice - potrebbe superare la fatidica soglia del 3%, e tenere dunque per sé tutti i propri voti. Nell'un caso come nell'altro, a rimetterci sarebbe innanzitutto il Pd. Anche se gli analisti spiegano che, per raggiungere davvero quota 3%, la lista Bonino dovrebbe riuscire ad incassare percentuali altissime (tra il 7 e l'8%) nei grandi centri urbani del Nord e del Centro, dove ha una sua constituency d'opinione, visto che a Sud e fuori dalle città difficilmente può sfondare.

Ma le parole più entusiastiche, addirittura «commosse», dice, Prodi le riserva a Gentiloni. Ricordando lo slogan della campagna elettorale del 2006 (La serietà al governo), il Professore elogia il premier: «Paolo sta rappresentando questo obiettivo: la serietà al governo. Lo voglio ringraziare per il lavoro che sta facendo in un momento difficile, in cui abbiamo bisogno di mostrare un Paese sereno, con idee chiare, che riconosce i propri limiti e i propri meriti in Europa». Insomma, è soprattutto per lui che Prodi ha deciso di rompere «un lungo silenzio» (non esattamente assordante, viste le frequenti apparizioni) e di tornare ad esibirsi «dopo nove anni» in una assemblea politica. Gentiloni incassa col consueto understatement l'investitura: «Sono felice di essere qui con Romano, che è il simbolo del centrosinistra che vince. Siamo nati come Ulivo sotto la sua leadership per andare al governo».

E si unisce all'ex premier nell'attacco a Liberi e Uguali: «L'alternativa di mettersi in pace con le nostre biografie e sottrarsi alle sfide del governo non ci convince».

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