Politica

Professioni in piazza a Roma contro tasse e burocrazia

Sabato il corteo per il ripristino del compenso minimo Nel mirino anche la stangata della manovrina sull'Iva

Professioni in piazza a Roma contro tasse e burocrazia

Professionisti sul piede di guerra. Il mondo del lavoro autonomo si sente, infatti, preso di mira dalla politica che tra la manovra correttiva con l'estensione dello split payment dell'Iva e le richieste inascoltate sul ripristino dell'equo compenso, cioè di una tariffa minima sulle prestazioni (abolita dal 2006), mette in tensione finanziaria questo settore produttivo. Ecco perché sabato prossimo a Roma i professionisti sfileranno in corteo da Piazza della Repubblica a Piazza san Giovanni per difendere le loro categorie.

Nel comitato promotore dell'iniziativa figurano gli ordini degli architetti, ingegneri, medici e avvocati di Roma e altri ordini professionali delle stesse categorie provenienti da tutto il territorio nazionale. «Vogliamo garantire un servizio di qualità per i cittadini, mentre con l'abolizione dei minimi tariffari sta venendo meno», aveva dichiarato Alessandro Ridolfi, presidente dell'Ordine degli architetti di Roma. Secondo molti professionisti, il mercato sarebbe «drogato» dalla concorrenza al ribasso sui prezzi, circostanza causata anche dall'aumento degli iscritti che esercitano in uno stesso ambito. Ad esempio, i notai sono preoccupati dalla norma del ddl Concorrenza che consente di aumentare la presenza di professionisti sul medesimo territorio indipendentemente dal giro d'affari della categoria in quella determinata zona. Chiaramente, in assenza di un minimo tariffario, i prezzi e la conseguente qualità dell'offerta sono destinati a scendere irrimediabilmente, secondo l'opinione delle categorie.

II fatturato è messo a rischio anche dall'estensione alle categorie dello split payment per le forniture nei confronti della pubblica amministrazione che è incaricata di versare l'Iva allo Stato trattenendola direttamente all'atto del saldo delle fatture. La norma, nella sua versione light, ha prodotto nel 2016 un gettito aggiuntivo per le casse dell'Erario di 3,5 miliardi di euro. Insomma, i professionisti si sentono messi nel mirino da una classe politica che vede il lavoro autonomo come un mezzo per aumentare le entrate fiscali nell'attuale situazione di emergenza. Sempre a proposito di manovrina commercialisti e consulenti del lavoro hanno lamentato la stretta sulle compensazioni oltre i 5mila euro che aumenta i rischi di contenzioso con le Entrate e potrebbe comportare la necessità di una copertura assicurativa in caso di mancato riconoscimenti dei crediti fiscali che si vogliono utilizzare per alleviare imposte già gravose. Non meno preoccupante l'obbligo di preventivo in forma scritta previsto dal ddl Concorrenza in quanto, ad esempio, un avvocato non può sapere ex ante a quanto ammonterà il proprio onorario salvo organizzare offerte a forfait

Intanto ieri il Senato ha approvato definitivamente il Jobs Act del lavoro autonomo, un provvedimento atteso da parecchi anni dalle categorie che fanno parte di ordini professionali ma soprattutto dai freelance. Tra le principali novità i congedi parentali per i lavoratori iscritti alla Gestione separata dell'Inps (per un massimo di 6 mesi entro i primi 3 anni di vita del bambino), la fissazione di termini certi per i pagamenti e la detraibilità fino a 10mila euro annui delle spese di formazione. Una novità che interessa tutti, invece, è lo smart working, ossia la possibilità di lavorare senza orari e luoghi prefissati ma in funzione del conseguimento di determinati obiettivi.

Da segnalare, infine, la denuncia di Rete Imprese Italia, la confederazione che riunisce Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, rappresentando oltre 2,5 milioni di aziende. L'Italia resta un Paese ostile a chi vuole fare impresa, ha denunciato Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato e leader pro tempore di Rete Imprese, sottolineando che il cuneo fiscale «è del 47,8%, superiore di 11,8 punti alla media Ocse», una zavorra sulla competitività. Il quadro è devastante.

«L'Italia evidenzia un maggior prelievo fiscale rispetto all'Eurozona di 21,3 miliardi, pari a 1,3 punti di Pil», ha aggiunto Merletti.

Commenti