Politica

Professore carbonizzato Sotto torchio gli stranieri che lavoravano con lui

Interrogati alcuni dipendenti abusivi che lo aiutavano a gestire la sua fattoria didattica

Tiziana Paolocci

Ha provato a difendersi, mettendo le mani davanti per parare i colpi sferrati dall'assassino o dagli assassini. Cosimo Errico, professore 58enne dell'istituto Natta, di Bergamo, ucciso mercoledì sera nella «Cascina dei fiori», la fattoria didattica di Entratico che gestiva con alcuni collaboratori, non si è arreso fino alla fine, come dimostrano le ferite di arma da taglio alle mani, dietro il collo e sulla testa.

Il killer, che poi ha bruciato il suo corpo per cancellare ogni traccia e simulare una morte per folgorazione, ha faticato un bel po' prima di avere la meglio sulla vittima, che si divideva tra la professione di insegnante tecnico-pratico in chimica ambientale e la sua passione per il casale, meta delle scolaresche provenienti da Varese, Como, Milano. E sarebbe legato proprio a questa sua attività il movente dell'omicidio. In queste ore i carabinieri stanno ascoltando diversi stranieri, nordafricani e pachistani ospitati dal centro di accoglienza per richiedenti asilo di Vigano San Martino, che recentemente o in passato avevano trovato lavoro nella fattoria didattica, spesso affittata anche per feste e cerimonie, aiutandolo nella gestione delle piante o in lavori agricoli. Extracomunitari «arruolati» spesso senza contratto, tanto che Errico era finito al centro di segnalazioni per omessi contributi.

Tra questi un indiano, che giovedì è stato sentito dai carabinieri del Nucleo investigativo, ai quali ha mostrato anche due roncole che erano nel deposito. Ma l'arma del delitto, forse un coltello a lama lunga, una roncola appunto o una accetta, non è stata ancora trovata.

A scoprire il cadavere del professore giovedì era stato il figlio Simone. La moglie lo aveva sentito l'ultima volta verso le 19, e il cinquantottenne aveva detto che sarebbe rientrato a casa alle 21. Ma alle 22 il cellulare era già spento. Tre ore dopo il corpo senza vita di Errico giaceva con il volto rivolto al soffitto e il corpo semi carbonizzato. La corrente nella cascina era stata staccata e in prima battuta gli investigatori hanno creduto possibile che fosse morto per una scossa elettrica letale. Ma poco dopo, girando quel corpo, si sono resi conto che si trattava di delitto e aveva una decina di tagli solo sul collo. A commettere l'omicidio, secondo gli investigatori coordinati dal pm Carmen Santoro, due o più persone, che non hanno agito a scopo di rapina, dal momento che la vittima aveva ancora l'orologio al polso e gli effetti personali.

Qualche ora prima una scolaresca aveva visitato la fattoria didattica e il sindaco di Luzzana Ivan Beluzzi aveva notato il professore inseme a quell'ondata di ragazzini.

Fino a due anni fa, poi, c'erano state lamentele da parte dei residenti della zona, per i rumori e gli schiamazzi dei ragazzi, che spesso la affittavano la Cascina per le feste, lasciando le automobili lungo la pista ciclabile. Ma ultimamente, la situazione era migliorata e tutto sembrava tranquillo.

Ma, come dimostra la sua fine, qualcuno covava rancore nei suoi confronti.

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