Politica

Le profezie di De Benedetti

"Siamo alla vigilia di una nuova, grave crisi economica". Renzi? "Se vince il No, si deve dimettere". Salvini? "Verrà rispedito sulle valli che aveva disceso con orgogliosa sicurezza"

Le profezie di De Benedetti

"Siamo alla vigilia di una nuova, grave crisi economica. Che aggraverà il pericolo della fine delle democrazie, così come le abbiamo conosciute". È quanto sostiene, in un'intervista sul Corriere della Sera, Carlo De Benedetti, secondo il quale "l'Occidente è a una svolta storica: è in gioco la sopravvivenza della democrazia, anche a causa della situazione economica e finanziaria. La globalizzazione, di cui tutti noi, e mi ci metto anch'io, eravamo acriticamente entusiasti e ci siamo affrettati a raccogliere i frutti, ha creato una deflazione che ha ridotto i salari della media di tutti i lavoratori del mondo, e ha accresciuto le ingiustizie sociali sino a renderle insopportabili. Si sta verificando la previsione di Larry Summers, l'ex segretario al Tesoro di Clinton: una stagnazione secolare".

L'Ingegnere poi parla di Trump e dice: "Tre anni fa, il fenomeno Trump non sarebbe stato possibile. Ancora all’inizio della campagna elettorale non avrei puntato un dollaro su di lui. Ora non mi sento più di escluderlo; anche se ovviamente non me lo auguro. Nei sondaggi è sottostimato: molti si vergognano di dire che lo votano. Potrebbe conquistare Stati in bilico, come Colorado e Florida. E anche Stati tradizionalmente democratici, come Pennsylvania e Michigan. Per il mondo occidentale una sua vittoria sarebbe una tragedia. Il protezionismo americano aggraverebbe la nostra crisi".

Per quanto riguarda le previsioni in Italia, De Benedetti conferma che voterà No al referendum e ribadisce che se vincesse il No Renzi si dovrebbe dimettere. "Se vincesse il no, Renzi dovrebbe dimettersi il giorno dopo. Anche se non credo che lascerà la politica. E per fortuna, perché ha dimostrato di avere energia e qualità".

Berlusconi? "Aspetta col cappello in mano. Comunque finisca il referendum, ci guadagna: anche se vince il sì, Renzi avrà bisogno di lui. La scelta di Parisi si spiega così.

Insieme, Renzi e Parisi si accorderanno, ridimensionando la sinistra e restituendo Salvini alle valli che aveva disceso con orgogliosa sicurezza".

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