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Profughi, "Renzi e Marino vogliono fare un campo di concentramento"

Alfredo Iorio, leader di "Nessuno tocchi il mio popolo", racconta come è nato il primo campo profughi per italiani in un quartiere di Roma dove dovrebbe sorgere un centro d'accoglienza per immigrati

Profughi, "Renzi e Marino vogliono fare un campo di concentramento"

"Siamo nati per difendere i cittadini italiani di qualsiasi colore dall'ingiustizia della burocrazia statale di Renzi che vuole fare dei nuovi campi di concentramento, quando ci sono migliaia di italiani senza casa". Alfredo Iorio, già presidente del Trifoglio, movimento politico molto attivo a Roma sui temi della vita, spiega così la nascita di "Nessuno tocchi il mio popolo", comitato spontaneo di circa 200 persone che ha dato vita al primo campo profughi per italiani nel quartiere romano di Casale di San Nicola.

Perché parla di campo di concentramento e cosa sta succedendo a Roma?

Sono dei campi di concentramento perché non si possono mettere così tanti immigrati in una struttura come si è fatto al Cara di Mineo dove ci sono mille immigrati rinchiusi. L'ospitalità dei profughi non può diventare un bussiness. A Casale San Nicola Renzi e Marino vogliono costruire un altro lagher dove far alloggiare solo cento persone, ma domani magari diventano 300 e intanto vi sono italiani che stanno in mezzo a una strada. Questa struttura servirebbe per loro.

Come è nato il vostro primo campo profughi per italiani?

Quando abbiamo saputo che l'ex scuola Socrate sarebbe diventata l'ennesimo centro d'accoglienza della Capitale ci siamo accampati lì davanti con le tende. Noi non scappiamo da finte guerre come spesso accade con gli immigrati clandestini che arrivano nelle nostre coste. La nostra guerra è quella economica che combattiamo ogni giorno contro la crisi, le tasse ed Equitalia.

Chi e quante sono le persone che dormono nel vostro campo?

Si tratta di 50 nuclei familiari che sono nelle liste d'attesa del comune di Roma da più di tre anni per un totale di circa 150 persone tra cui anche una decina di bambini piccoli di età compresa dagli 8 mesi fino ai 3 o 5 anni. Vengono tutte dalle periferie di Roma: da Primavalle, Torrevecchia, Prima Porta, Labaro e Cassia. Tra di loro ci sono anche due donne incinta e un disabile all'80% disoccupato e con un figlio di due mesi a carico.

Sono tutti italiani?

No, noi non siamo per lo slogan "prima gli italiani" ma non vogliamo nemmeno che vengano prima gli immigrati. In questo campo c'è anche un peruviano, immigrato regolare che vive in Italia da 15 anni e a cui il Comune ha diviso la famiglia. Per la moglie e il figlio, infatti, è stata trovata una sistemazione in una casa famiglia, mentre lui è costretto a dormire in tenda qui da noi.

I residenti come hanno accolto la vostra iniziativa?

Da un lato ci sono i residenti che hanno un presidio all'inizio della strada e che hanno l'interesse a che l'edificio resti vuoto, mentre dall'altro lato ci sono tante persone che ci hanno accolto bene e ci danno viveri, palloni per far giocare i bambini e decispugliatori per tagliare l'erba vicino alle tende.

Cosa farete quando arriveranno i profughi?

Noi non ci muoviamo da qui.

Vogliamo che questo edificio venga assegnato agli italiani senza una casa. Con quale faccia il Comune dà un alloggio con tanto di acqua, luce e gas pagati quando fuori dormono due donne incinta in tenda?

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