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Profumo, il banchiere rosso ripescato dal giglio magico

L'ex presidente di Mps guiderà Leonardo a 60 anni, età in cui aveva promesso di farsi da parte. Invece è tornato

Profumo, il banchiere rosso ripescato dal giglio magico

Cosa c'entra un banchiere con gli elicotteri, i missili o i satelliti? «Lo hanno scelto per cucinare lo spezzatino della società da offrire su un vassoio d'argento ai francesi», tuonano gli esperti di Difesa che non hanno ancora digerito la nomina di Alessandro Profumo al timone di Leonardo. È la politica, bellezza, verrebbe da rispondere. E nel curriculum di questo signore alto, brizzolato che ha sempre preferito gli zainetti alle ventiquattrore, la politica ha lasciato la sua impronta.

In una vecchia intervista, rilasciata anni fa al Mattino di Napoli il banchiere aveva detto la sua sui modelli politici: bipolarista convinto, considera quello americano il modello più solido. «Reagan e la Thatcher non sono la mia passione, non mi riconosco nella loro politica, però ne colgo i grandi meriti. I miei modelli sono altri: penso a Bill Clinton e a Tony Blair». Nell'ottobre del 2007 l'ex numero uno di Unicredit viene fotografato mentre va a votare per le primarie del Pd a Milano insieme alla moglie Sabina Ratti, candidata nella lista di Rosy Bindi nata a Sinalunga, due passi da Siena. Quattro anni dopo, ottobre 2011, Profumo è seduto accanto alla stessa Bindi, ospite della convention dei «Democratici davvero», quando annuncia la sua «assoluta disponibilità» ad impegnarsi in politica. Alla fine, chi avrebbe voluto farlo diventare il «papa nero» per la guida del partito si deve accontentare di vederlo al timone del Montepaschi: il 18 marzo 2012 la Fondazione Mps, al tempo azionista di maggioranza della banca senese lo indica all'assemblea dei soci come nuovo presidente al posto di Giuseppe Mussari. Luglio 2013: l'associazione no profit Eunomia guidata dall'allora deputato Pd, Dario Nardella (oggi sindaco di Firenze) organizza a Roma un convegno dal titolo ambizioso, «Il rilancio parte da sinistra». Vi partecipano alcuni punti di riferimento dell'enclave di Matteo Renzi selezionati dal responsabile delle relazioni esterne dell'associazione Eunomia, Marco Carrai. Da Siena arriva anche Profumo che un mese prima era arrivato all'assemblea della Confindustria di Firenze in auto insieme all'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne per poi sedersi in platea a due passi dal sindaco.

Veniamo ai giorni nostri. Che Profumo non si sarebbe rassegnato a fare il consulente per le pmi con la sim Equita lo si era capito da tempo. Nell'ultimo anno si sono infatti intensificati interventi, consigli, suggerimenti, ricordi. Come il 1 marzo, nella lunga intervista rilasciata a Giovanni Minoli su Radio24, quando smentendo la sua fama di «Arrogance» si è lasciato sfuggire un mea culpa sulla nomina dell'ex presidente di Mps Giuseppe Mussari alla presidenza dell'Abi (luglio 2010-gennaio 2013), da lui promossa («l'ho fatto parecchi anni prima di conoscere la situazione senese, non avevo capito niente») per poi concedere delle attenuanti alle responsabilità del Pd nel disastro senese: «Ha pesato parecchio non tanto perché la politica dicesse cosa fare ma perché per la politica c'erano persone che poi non son state di buona qualità». Quanto alla fede politica della moglie, «Non è militante, ha una fortissima passione». Con o contro Renzi? «Con il Pd». Le piace Renzi? «Rivedo in lui alcuni dei miei difetti». Proprio con l'ex premier, dieci anni fa, Profumo aveva aderito al patto generazionale lanciato da Luca Josi. Un impegno a rinunciare, una volta raggiunti i 60, agli incarichi di vertice, in politica come in economia. Aveva anche detto che a questa età avrebbe smesso di fare il banchiere. Il 17 febbraio 2017 Alessandro ha spento la sessantesima candelina sulla torta. Non è più banchiere ma è sempre al vertice, come esperto di difesa.

Auguri.

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