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Il progetto economico: un'utopia da 40 miliardi senza nessuna copertura

Il libro dei sogni giallorosso è una lista della spesa con la solita formula del "tassa e spendi"

Il progetto economico: un'utopia da 40 miliardi senza nessuna copertura

Una lista della spesa più ambiziosa del contratto di governo gialloverde, con coperture inesistenti fatta eccezione per le formule, sempreverdi e molto vaghe, della spending review e del taglio alle tax expenditures; passando per un altro classico, la richiesta di flessibiltà a Bruxelles. Chi dal programma di governo M5s e Pd si aspettava una ricetta tassa e spendi con coperture problematiche è stato ampiamente accontentato.

Il Blog delle stelle ha pubblicato una bozza del programma comune della maggioranza nascente. Smentita a metà da fonti del Pd che l'hanno definita una «sintesi parziale». Ma un'idea di cosa intenda fare il governo Conte bis c'è. Sommando le misure quantificabili si può già immaginare che il costo del programma giallorosso superi i 40 miliardi di euro.

L'impegno inizia già con la legge di Bilancio che il governo dovrà varare in ottobre. La maggioranza vuole «una politica economica espansiva senza compromettere l'equilibrio di finanza pubblica».

Nell'elenco delle misure c'è la «neutralizzazione degli aumenti dell'Iva», che da sola vale 23,1 miliardi. C'è la riduzione delle tasse sul lavoro «a vantaggio dei lavoratori». Quindi il taglio del cuneo fiscale nella versione caldeggiata dal Pd. Il costo in questo caso può variare dai 5 ai 15 miliardi di euro.

Poi, per citare alcuni dei punti di sintesi tra M5s e Pd, il «sostegno alle famiglie e ai disabili, il perseguimento di politiche per l'emergenza abitativa», semplificazioni, «maggiori risorse per scuola, università, ricerca e welfare». Poi un «piano straordinario di investimenti al sud»

Tanti impegni, ai quali corrisponderà un costo nemmeno accennato nelle tre pagine di programma. Nessuna traccia delle uniche coperture fino ad oggi individuate. La possibile abolizione di Quota 100 o la trasformazione degli 80 euro di Renzi in sgravi fiscali.

Possibili coperture non dichiarate si nascondono nelle parti del documento dedicate al fisco. L'unica tassa citata esplicitamente è la «web tax per le multinazionali». Al punto 14, si annuncia un «abbassamento della pressione fiscale», ma anche una «ampia riforma». In questa formula ci può essere qualunque misura sul fronte delle entrate, anche se non si fa cenno alle politiche redistributive care al Pd.

Sul fronte della spesa si chiede una razionalizzazione «operando una efficace opera di spending review e rivedendo il sistema di tax expenditures». Formule già utilizzate da tutti i precedenti governi dal 2011 in poi, mai attuate.

Allo studio dell'attuale governo già c'era una manovra da 15 miliardi fatta soprattutto di tagli agli incentivi fiscali (le tax expenditures appunto) alle aziende. Materia delicata perché toccare le spese fiscali significa aumentare la pressione sui contribuenti. Un altro varco, insomma, che all'occorrenza permette l'introduzione un aumento delle tasse.

Il resto è affidato alla flessibilità. Nel documento Pd e M5s dicono che «con la nuova Commissione occorrerà rilanciare investimenti e margini di flessibilità», promuovendo «modifiche necessarie a superare l'eccessiva rigidità dei vincoli» di bilancio europei.

Il programma conferma che M5s e Pd contano di arrivare al limite del 3% del deficit, sperando nella benevolenza della nuova Commissione. Ma più flessibilità significa ottenere il permesso di spendere in deficit, con il risultato di fare aumentare ancora il nostro debito.

Uno scenario che piace poco ai tanti falchi che ancora albergano nell'Ue.

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