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Le promesse al Paese e le incognite dell'Ue

Le promesse al Paese e le incognite dell'Ue

A sentirlo c'è da chiedersi se in questi diciannove mesi abbia abitato a Parigi o sulla Luna. Il discorsetto di 15 minuti elargito ieri sera da Emmanuel Macron, dopo settimane d'inquietante silenzio, è suonato come una tragica ammissione di inadeguatezza. In quei 15 minuti il presidente francese non ha saputo far di meglio che riassumere quanto gilet gialli, opposizione e media gli ripetono da quattro settimane. Ovvero ammettere che il suo progetto di potere verticale, svincolato da ogni rapporto con Parlamento, municipalità e cittadinanza, lo ha trasformato in un sovrano sordo e insensibile, assolutamente incapace di percepire il malessere che da mesi agita la Francia profonda. Ma peggio dell'ammissione di colpevolezza è la proposta indecente con cui Macron tenta di riscattarsi. Con una mossa che sembra la sintesi delle politiche di Renzi e dei Cinque Stelle, l'inquilino dell'Eliseo ha promesso ai sudditi infuriati qualche briciola raccattata alla meglio ai piedi del tavolo dove per mesi ha banchettato in compagnia esclusiva di quelle elite politiche, sociali e finanziarie che hanno guidato e favorito la sua scalata al potere. E così al posto degli 80 euro di renziana memoria, ecco l'aggiunta di 100 euro al salario minimo promessa a partire dalla busta paga del prossimo 31 gennaio. Poi con una mossa degna del migliore understatement grillino, ecco i premi di fine anno ai lavoratori concessi dal presidente, ma pagati con i soldi degli imprenditori. Per non parlare della cancellazione delle imposte sulle pensioni garantita a chi incassa meno di 2mila euro al mese e l'abrogazione della tassazione sul lavoro straordinario. Ma la vera incognita è dove il prestigiatore Macron troverà i fondi per mantenere le promesse e riuscire a sopravvivere. La sua manovra di bilancio basata, come quella del governo giallo-verde italiano su rapporto deficit/Pil al 2,8%, non gli concede grandi margini di manovra.

Anche perché un'eventuale richiesta di ulteriore flessibilità motivata dalla necessità di far fronte alle promesse rischia, se accettata dalla Ue, di attirare gli strali di un governo italiano che avrebbe, a quel punto, ottime ragioni per accusare di parzialità il commissario europeo alle Finanze Pierre Moscovici e il resto della Commissione.

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