Politica

Promossi e bocciati di cinque anni senza un vincitore

Il bilancio tra le trame di Napolitano, gli azzardi di Renzi e la normalità di Gentiloni

Promossi e bocciati di cinque anni senza un  vincitore

Sono passati quasi 5 anni e ancora non si sa chi abbia davvero vinto le elezioni, quelle vecchie. Ora si torna al voto per confermare i dubbi. Il 2013 sembra una vita fa. C'era Mario Monti. È rimasto solo il loden. Renzi scommetteva su un grande futuro, gli è passato accanto e ora fa ciao con la manina. Grillo non avrebbe mai immaginato di dover puntare su un certo Di Maio. Berlusconi è sopravvissuto a tutti i plotoni d'esecuzione. Lo hanno ferito quasi a morte, ma sta ancora qui. La Lega era ancora padana. Ci sono stati tre premier e due elezioni per il Quirinale. Non abbiamo ancora trovato una rassicurante via di fuga dalla crisi economica, ma la diciassettesima legislatura va in archivio con il pianto ipocrita sullo ius soli. Quando finisce la partita a qualcuno tocca stilare le pagelle. Non sparate sul cronista: potrebbe aver dormito, a intermittenza.

Mario Monti - voto 3

Dicono che avesse una ricetta miracolosa per salvare la patria: trasformare gli italiani in tedeschi. I pochi con cui ci è riuscito sono tutti morti, di stenti.

Porcellum, Italicum, Rosatellum e altri animali strani - voto 1,5

Non siamo bravi a disegnare leggi elettorali. Non si sa se per fantasia barocca o perché troppo furbi. Ognuno spera in un taglio su misura. Quello che viene fuori è un ircocervo strabico che serve a un solo fine: non permettere agli italiani di scegliere chi governa.

Giorgio Napolitano - voto 4,5

Due volte presidente. Non era mai successo. Non si è accontentato. Il ruolo gli stava stretto. È l'arbitro che vede il pallone e tira in porta. Tesse, cospira, gestisce. Il primo settennato lo chiude tramando contro Berlusconi. Torna al Quirinale a una sola condizione: fate tutto quello che dico io. Non funziona. Apre senza affetto e con cinismo le porte di palazzo Chigi a Renzi e si innamora politicamente della Boschi. Si ritira, ma continua a congiurare da senatore a vita.

I saggi - sv

Appaiono ogni volta che a cena si finge di siglare un patto per riformare la Costituzione. Spaventapasseri.

Enrico Letta - 6

È il simbolo della generazione X. Arriva al potere e si ritrova stritolato tra gli intramontabili e trenta-quarantenni affamati e senza scrupoli. Non doveva stare sereno.

La campanella - 9,5

È uno dei simboli della legislatura. È il passaggio di consegne tra Letta e Renzi. Non chiederti mai per chi suona la campanella. Potrebbe suonare per te.

Matteo Renzi - 5,5

È il giocatore sciagurato di poker, versione Texas hold 'em. Ha un solo gioco: rilancia, rilancia sempre. Il referendum doveva essere il suo plebiscito e su quello ha sbruffoneggiato un all-in. Ha perso e vagheggiato un ritiro. Poi è tornato al tavolo sicuro di una rivincita. Negli ultimi tempi si guarda in giro perplesso e si chiede chi sia il pollo. Non trova una risposta ma prima o poi ci arriverà.

Beppe Grillo - 5

Grillo, con Casaleggio, è l'artefice di una rivoluzione politica. L'odore giacobino è forte. Ha cambiato gli equilibri elettorali: tre poli invece di due. Ma se gratti Grillo poi trovi Raggi, Di Maio, Appendino e un tappeto di insuccessi. È stanco e prigioniero della sua creatura.

Sergio Mattarella - Voto 7,5

L'ultima volta che lo hanno visto veramente irritato è quando Matteo Renzi ha provato a ricordargli chi lo ha piazzato al Quirinale. Sottinteso, lui. Mattarella ha cominciato a muovere il mignolo nervosamente per alcuni minuti e poi con calma ha spiegato: il presidente della repubblica è eletto dal parlamento in seduta comune... Sogna una repubblica normale: una maggioranza che governa, un'opposizione che controlla e Renzi sindaco di Rignano sull'Arno.

Pietro Grasso - voto 4,5

Parafrasando Gertrude Stein: una poltrona è una poltrona è una poltrona.

Laura Boldrini - voto 2

Il ruolo di presidente della Camera è solo una copertura. In realtà è in missione per la società segreta Babele per cambiare il vocabolario quotidiano degli italiani. Esempio: «matria» al posto di «patria». Ma se è questione di genere meglio «madrepatria». C'è tutto.

Maria Elena Boschi - voto 4

Una banca è una banca è una banca.

Pierferdinando Casini - voto 5,5

Una vita per il Centro. Riappare come rassicurante presidente della commissione sulle banche.

Romano Prodi - voto 5,5

Si sta ancora chiedendo chi sono i 101 franchi tiratori che lo hanno impallinato nella corsa per il Quirinale.

Apriscatole - voto 1

I grillini lo stanno ancora cercando.

Pier Luigi Bersani - voto 3

È l'uomo che in teoria, grazie al Porcellum, avrebbe vinto le elezioni del 2013. Solo che non ha fatto i conti con i seggi al Senato. Si è incattivito. Si è messo a cercare grillini da convertire. Si è perso in uno streaming.

Silvio Berlusconi - voto 7

L'errore più grosso è stato sostenere il Napolitano bis. Buttato fuori dal Senato con una legge Severino retroattiva che meriterebbe la Var. Era dato per finito. È tornato. Non importa quante volte cadi, l'importante è rialzarsi.

Massimo D'Alema - voto 6,5

Non dovevamo vederci più? Non è simpatico, ma è riuscito a non farsi rottamare e tormenta Renzi come un fantasma vendicativo. Missione: riprendersi il Pd.

Giuseppe Vacciano - voto 7 meno meno

Ostinato, ma senza successo. È il senatore ex Cinque Stelle che ha passato gran parte della legislatura a cercare di dimettersi. Niente da fare. Il Senato non ha mai trovato il tempo per accettare le dimissioni. Prigioniero di un'aula sorda e grigia.

Matteo Salvini - 7 meno meno

Si è inventato un personaggio, uno stile e una Lega social e transpadana. Ha occupato uno spazio politico. Il rischio è la sindrome del «matteismo».

Claudio Gentiloni - voto 8

Lo chiamavano Jeeg Robot. Qualche volta la normalità ti regala poteri inaspettati. Non lo dite a D'Alema, ma se c'è qualcuno che ha annichilito Renzi è stato proprio il premier precario e di passaggio.

Alessandro Di Battista - voto 6

Avete un manoscritto nel cassetto? Fate come lui.

Giorgia Meloni - 6 più

Non è stato facile per lei trovare uno spazio da leader nazionale. Missione: resistere.

Angelino Alfano - 6

È stato cinque anni al governo. Forse si è stancato davvero.

Marco Minniti - 7

Il ministro forte, con Padoan, del governo Gentiloni. Si è costruito un futuro da riserva della nazione.

Luigi Di Maio - 6 meno meno

Grillo avrebbe dovuto puntare su Vacciano.

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