Politica

La propaganda di Lega e Fdi per inseguire M5s sul voto

Gli alleati insistono per «elezioni subito» anche se impraticabili. Una tattica per «scalare» il centrodestra

La propaganda di Lega e Fdi per inseguire M5s sul voto

«M a quale governo? A casa Renzi e Alfano, e a casa anche i 174mila sbarcati quest'anno! Solo una strada: voto subito!». Anche ieri su Facebook il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, ha ribadito, sintetizzandoli, i concetti espressi nei giorni postreferendari che possono sintetizzarsi in «le elezioni sono l'unica strada». Un mantra ripetuto all'infinito anche per non lasciare l'esclusiva ai pentastellati che pure su questo fronte pensano di drenare qualche voto.

Niente di più niente di meno. Salvini lo aveva detto ancora più seccamente mercoledì scorso. «Tra una settimana, se non ci saranno risposte chiare sul voto, noi scendiamo in piazza: il 17 e il 18 dicembre siamo pronti per una raccolta firme per elezioni subito», aveva annunciato argomentando la risposta leghista «a Renzi e Mattarella se pensano di farci perdere ancora del tempo».

Un percorso simile seppur con toni diversi, ma sempre popolare e un po' populista, è stato ipotizzato pure dal numero uno di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, secondo cui il Consultellum sarebbe preferibile «al quarto governo di fila imposto». Anzi, la leader dirà al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che «si deve votare al più presto» perché «per fare la legge elettorale bastano due settimane, al massimo tre». Basta solo che il capo dello Stato faccia pressing sulla Corte Costituzionale per sbrigarsi, poi in quattro e quattr'otto si organizzano le primarie del centrodestra e si va al voto.

Ecco nel ragionamento di Meloni, che Salvini dà per sottinteso, si intravedono la strategia e la tattica dei due alleati di Forza Italia per superare questa fase di impasse. Ma è realizzabile? Purtroppo, no. La Consulta ha già fatto sapere che prima del 24 gennaio non si pronuncerà dovendo affrontare tre diverse questioni di legittimità sollevate da altrettanti tribunali. Dunque, atteso che si entri nel merito, che successivamente vi sia un passaggio parlamentare veloce e che si attendano i fatidici 40 giorni dallo scioglimento delle Camere per la convocazione dei comizi elettorali, prima di aprile niente voto.

Uno smarcamento parziale dai grillini che sono diventati i più strenui difensori dell'Italicum. La richiesta, però, è la stessa di M5S e di Matteo Renzi che però si nasconde dietro l'improbabile invito all'unità delle forze politiche in un «governissimo». Anche Matteo da Rignano, come il suo omonimo milanese, vuole votare al più presto ma sa bene di non avere in mano più il boccino e perciò si perde dietro queste considerazioni estemporanee.

Se la volontà di Renzi è nota, quale può essere quella di Salvini e Meloni? Perché insistono a chiedere qualcosa che, di fatto, non possono ottenere minando parzialmente anche la loro credibilità politica? La risposta è solo una: primarie. «Non sono ipotizzabili scelte dall'alto o candidature autoproclamate», aveva dichiarato lunedì scorso il segretario leghista. Richiesta già avanzata da tempo da Meloni. È chiaro che entrambi stanno lanciando un'Opa sull'intero centrodestra puntando a sostituire l'unico cavallo vincente, cioè Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, scendendo nuovamente in campo, ha contribuito a far aumentare percentualmente il fronte del No, oscurando ancora una volta chi punta a esserne l'epigono. Silvio Berlusconi è la misura della distanza fra Salvini, Meloni e le loro rispettive ambizioni. Per colmarla non c'è che da chiedere: «Elezioni subito!».

Proprio come un Matteo Renzi qualunque.

Commenti