Cronache

La protesta che incatena la rabbia di provincia

La protesta che incatena la rabbia di provincia

Sono questioni di principio, ma anche di sopravvivenza. Forme estreme di protesta, che non vuol dire per forza violente. Disobbedienze civili lontane dalla propaganda e dalla speculazione che si consumano nella provincia italiana senza i riflettori addosso ma con una luce tutta loro. L'ultima di questo manipolo di ribelli è Giulia Faggioni che ha tenuto in scacco per una mattinata un quartiere intero di Carrara per difendere i pini di uno dei viali di Carrara, minacciati dalla motosega comunale. Non una Carola di periferia ma una rispettabile signora di 73 anni, dai capelli bianchi ordinati da un nastrino. Si è legata accanto agli alberi, 63 in tutto, per esprimere, giusta o sbagliata che sia, la sua idea di città e di natura. A convincerla alla resa sono stati gli affetti. «Non posso spingermi oltre, devo pensare alla mia famiglia». Tutti ne teniamo una.

Stefano Asciutto, 54 anni, per combattere la sua personale guerra con l'ingiustizia ha invece scelto i cancelli della sezione penale del Tribunale di Termini Imerese. Fa specie perchè da 29 anni, da quando ha indossato la sua prima divisa di carabiniere, è sempre stato lui ad applicare la legge, mai prima l'aveva pretesa. Nel 2015, dopo un infarto, era stato sospeso dal servizio. Ha fatto ricorso al Tar ma dopo tre anni zero risposte. Dice che sta bene, i medici gli danno tutti ragione, e vuole rientrare in servizio. E le manette metterle ai polsi dei malviventi non di se medesimo.

La ribellione di paese ha facce qualunque, e quasi mai porta da qualche parte. É figlia qualche volta dell'impotenza, qualche volta dell'esasperazione, a volte anche del comico. C'è chi si è incatenato davanti alle porte del municipio per difendere un fratello «ingiustamente licenziato», e chi ai cancelli della scuola per difendere la moglie «offesa e umiliata ogni giorno dagli insegnanti»; c'è chi si lega al chiosco di famiglia «perchè è il futuro dei miei figli e nessuno può portarcelo via» e chi alle giostre «perchè sgomberare il parco divertimenti del paese è un delitto contro la tradizione». Si incatenano sindaci, imprenditori, medici persino sacerdoti, esposti alla gogna volontaria ma a fin di bene, una carovana di brava gente che si consegna ai ceppi nell'Italia degli impuniti.

La metafora perfetta di un paese dove se infrangi le leggi raccolgono un milione per liberarti e se chiedi giustizia ti devi incatenare come un fuorilegge.

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