Cronache

La protesta corre sul web: "no" al massacro di cavalli

Il sindaco blocca la Giostra dell'orso e il Coni resta in silenzio Parlano i cittadini stanchi di assistere al "palio della morte"

La protesta corre sul web: "no" al massacro di cavalli

È sceso il silenzio su Pistoia. Il sindaco, Samuele Bertinelli, si limita a voler fermare la Giostra dell'orso per un anno mentre il Coni, per la prima volta osservatore della gara, tace. Urla al contrario Lorenzo Lombardi, co-presidente regionale dei Verdi: «Sono anni che lo grido, assieme a migliaia di pistoiesi: questa è la giostra della morte e deve chiudere».

Palii e quintane continuano a immolare cavalli sull'altare dei santi e delle madonne di turno. Questa volta il sacrificio è dedicato a San Jacopo, protettore della città di Pistoia. Ma forse i santi evocati e invocati da queste folle bramose di violenza, si nascondono dietro le nuvole vergognandosi di essere costretti a patrocinare tanta sofferenza e tanti morti. Chi, non dico ama, ma porta almeno un po'di rispetto verso questi animali, vero e proprio gioiello senza il quale saremmo ancora a brancolare nelle caverne, deve per forza maledire quanti affermano pubblicamente di non essere macellai, pur appoggiando questi macelli. «Vergognatevi, fate schifo, fatela finita, vai, fatela finita, finita, fatela finita» ripete come un disco rotto uno spettatore, la cui voce spicca nel video di Filippo Maria Gori. Poco prima le immagini avevano mostrato uno dei due cavalli che avanzava penosamente, con la zampa anteriore destra che girava su se stessa come fosse una banderuola. Il purosangue, poi, sbatte la testa contro la palizzata incapace di sostenere il dolore delle ossa rotte. Lo strazio continua fino a quando se ne accorge un giovane, che lo blocca. Poi si mette le mani sulla testa rasata, quasi a caccia di qualche capello da strappare. «Immagini forti», avvertono i video. E fanno bene. È terribile vedere il cavallo che avanza «spaccato», come si dice in gergo, mentre nessuno sembra riuscire a trattenere un corpo che ballonzola su tre zampe, alla ricerca di qualcuno che plachi la sua sofferenza e ne salvi l'antica dignità di destriero.

Sono morti sotto l'androne, Oracle Forze e Golden Storming i due cavalli del Grifone e del Drago, i rioni che assieme al Cervo Bianco e al Leon D'oro si contendono ogni anno, il 25 luglio, il palio dedicato al santo e all'orso, l'animale che compare nello stemma araldico della città toscana, in quel misto di sacro e profano che vede il massimo fulgore nel Palio dei Palii, quello di Siena dove dal 1970 al 2011 sono morti ammazzati 49 cavalli.

Nel 1500 la saggezza faceva correre cavalli lenti su tre chilometri di percorso rettilineo. Dal 1947 il teatro è la suggestiva, ma inadatta, piazza del Duomo, dove purosangue troppo veloci si spaccano sottili e fragili zampe a causa di una buca, per una piccola torsione.

A nulla è valso l'incidente al primo purosangue, quello del Grifone. Pochi minuti di sospensione e avanti con quello del Drago che si è improvvisamente fermato disarcionando il fantino. «The show must go on» (Lo spettacolo vada avanti), canta nel suo testamento Freddie Mercury. Lo spettacolo continui, perché i biglietti sono costati 20 euro e chi li ha pagati ha diritto a vedere o fotografare nel suo smartphone, immagini e grida, foto e bestemmie accompagnate dal nitrito devastante del cavallo che soffre e arranca, con una zampa che sembra un cencio scosso dal vento della sera.

Nel giorno del silenzio è tuonante questo commento di un pistoiese sul Web. «Beh, l'avevano detto con largo anticipo che c'era poco tempo per preparare il terreno a causa del prolungamento del Blues - scrive - mettici poi il meteo, mettici che quei cavalli sono come Formula1 costrette in piste da go-kart. Si sapeva, lo sapevano, era dichiarato, vale doppio... il vero responsabile è chi ha dato l'ok per procedere... il prossimo anno in piazza duomo... la corsa coi sacchi vi farei fare.... vergogna, mi viene ancora da piangere, povere bestie, meraviglie della natura, guarda che fine, ma come si fa».

Ora la soluzione c'è: si chiude il baraccone.

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